Buongiorno a tutti! Avere dei criteri per discernere quando si sta vivendo una esperienza discepolare nella linea del Vangelo e quando invece no, penso sia interesse di tutti coloro che vogliono seriamente seguire il Signore con tutta la vita. Oggi, nell’insegnamento che Gesù lascia ai suoi lungo la via, possiamo raccoglierne uno, davvero importante. Mettiamoci in ascolto per accoglierlo.
Giovanni, un discepolo della prima ora, fratello dell’apostolo Giacomo, si reca da Gesù per fargli rapporto su qualcosa che è appena accaduto e che l’ha un po’ turbato. Lungo la via si era imbattuto in un tale che faceva esorcismi nel nome di Gesù sebbene non appartenesse al gruppo di coloro che lo seguivano e che erano stati precedentemente da lui autorizzati a compierli. L’evangelista Marco ci ha trasmesso il soprannome aramaico di Giovanni e Giacomo: BOANERGHES, che significa “figli del tuono”. Con molta probabilità dipendeva dal loro carattere un po’ impulsivo, diretto, senza filtro, tipico delle persone rigorose, che non ammettono eccezioni. Immagino perciò come possano aver reagito Giovanni e Giacomo nel vedere uno che non avevano mai né visto né conosciuto scacciare demoni nel nome di Gesù: «Ma come ti permetti! Chi ti ha autorizzato a fare questo! Smettila immediatamente, non farlo mai più!». Che è un po’ l’atteggiamento che scatta quando si percepisce nell’azione svolta dall’altro una sorta di invasione del campo che, in modo esclusivo, si reputa proprio. Gesù ascolta e fa un’affermazione che dovremmo raccogliere come criterio generale per discernere le azioni che si conformano al suo Vangelo da quelle che se ne distanziano: CHI NON È CONTRO DI NOI È PER NOI! Il criterio generale riguarda l’ESSERE CON e l’ESSERE CONTRO. Normalmente, – sembra dirci Gesù – le azioni che cercano unione, comunione, pace, concordia, comprensione, accoglienza, faternità vengono da Dio, mentre quelle che generano divisioni, opposizioni, scontri, esclusioni, imcompresioni, chiusure, isolamenti, vengono dal suo avversario, da Satana. Un discepolo non può non essere aperto e capace di riconoscere che lo spirito di Cristo possa essere presente ed efficace anche in persone che non vivono esplicitamente un’appartenenza ecclesiale. Il mondo è pieno di CRISTIANI IMPLICITI! Si rimane, in alcuni casi, piacevolmente meravigliati nel ritrovare i principi del Vangelo concretamente testimoniati da persone che ci sembrano apparentemente fuori dai nostri cammini ecclesiali. Nello stesso tempo, può ugualmente accadere, che si rimanga spiacevolmente turbati dagli atteggiamenti di chiusura, riserva, presunzione di molti discepoli di Gesù che vivono l’appartenenza ecclesiale in modo autoreferenziale, chiuso ed esclusivo.
L’ESSERE CON e L’ESSERE CONTRO è davvero un criterio che può aiutarci a drizzare bene le antenne per discerne ciò che è di Dio, e ciò che di Dio non è. Il Signore chiede di deciderci di conseguenza quando si coglie la differenza delle azioni sulla base di questo criterio per non essere di scandalo. Usa un’immagine estrema per farsi capire. Dice che dobbiamo cavarci l’occhio, tagliarci la mano, o amputarci un piede quando li mettiamo ad servizio di azioni che ci distaccano e ci isolano dal nostro prossimo. Mi spiego. Se la mano non serve per stringere in amicizia quella dell’altro e per offrirgli aiuto, ma per brandire un bastone da sbattergli in testa e derubarlo, sarebbe meglio, per assurdo, non averla, in quanto la si sta costringendo ad un fine contrario al disegno del Creatore e all’insegnamento evangelico. Lo stesso vale per il piede, se, anziché usarlo per andare incontro all’altro, lo si solleva per prenderlo a calci. Lo stesso, infine, vale per l’occhio, se lo si apre solo su ciò che ci distingue, considerandolo come un impedimento alla comunione, piuttosto che, come diceva san Giovanni XXIII, su ciò che ci unisce.
Per questo, Signore, aiutaci ad interiorizzare il criterio dell’ESSERE CON e dell’ESSERE CONTRO, per compiere le azioni che aiutano l’edificazione del tuo Regno. Buona domenica di vero cuore a tutti!