XXIX Domenica del Tempo Ordinario – 20 ottobre 2024

Buongiorno a tutti! Il Vangelo di questa domenica ci mette ancora una volta di fronte alla grande fatica che hanno fatto i discepoli di Gesù a fare propria la sua mentalità, a vivere sino in fondo la logica evangelica. Il contrasto tra le aspirazioni mondane che molto spesso ci animano e quelle che realmente il Signore vorrebbe che dimorassero nel nostro cuore non dovrebbe mai essere sottovalutato. Per prenderlo seriamente in considerazione mettiamoci in ascolto attento della Parola.

Il dialogo tra Gesù e i figli di Zebedeo, Giacomo e Giovanni, fa seguito al TERZO degli annunci profetici della sua Passione, Morte e Risurrezione. Se avete notato, ogni volta che Gesù si preoccupa di far entrare i suoi amici nella comprensione più profonda dell’identità della sua persona e della missione che dovrà svolgere, questi si rendono protagonisti di episodi che manifestano in modo chiaro la loro difficoltà a capire, a seguire Gesù sino in fondo. A Cesarea di Filippo, dopo il primo annuncio, era stato Pietro a dire a Gesù: «Non ti capiterà niente di quello che dici». Dava voce in questo modo alla sua paura di aver scommesso tutto sulla persona sbagliata. Poteva mai essere che avesse lasciato famiglia, lavoro, casa, paese, per perdere ogni cosa? Un po’ dopo, quando Gesù annuncia per la seconda volta il suo destino di sofferenza e di croce, i discepoli si rifiutano mentalmente di accogliere le parole del Maestro mettendosi a discutere animatamente su chi fosse di loro il più grande. Dopo il terzo annuncio, contenuto nel brano che stiamo meditando, Giacomo e Giovanni, figli di Zebedeo, si accostano a Gesù per fargli una proposta indecente. Gli chiedono di poter rivestire nel Regno che Gesù sta per inaugurare dei posti di prestigio: «Facci sedere a destra e a sinistra della tua gloria». Sono più o meno le stesse parole di chi chiede un appoggio politico per avere un lavoro: «Ricordati di noi, facci un posto!». Se sapessero, i figli di Zebedeo, che le stesse parole saranno in bocca a uno dei due ladroni: «Ricordati di me, quando entrerai nel tuo Regno», e che alla destra e alla sinistra dello scomodo trono regale di Gesù non ci sono il primo ministro e il gran ciambellano ma due condannati a morte, non credo proprio che Giacomo e Giovanni si sarebbero presentati con la loro richiesta. Come pure non credo che avrebbero prontamente risposto «Lo possiamo!» alla domanda di Gesù: «Potete bere del calice che berrò e ricevere il battesimo in cui verrò immerso?». Il calice che berrà Gesù, l’amaro calice che lui stesso, ANGOSCIATO, chiede al Padre che gli venga risparmiato, come pure il battesimo di cui parla, sono in realtà un chiaro riferimento all’esperienza drammatica della Croce. Giacomo e Giovanni, è vero, lo berranno il calice e verranno anche loro immersi nella morte di Cristo diventando martiri, ma non sospettano minimamente che CALICE e BATTESIMO alludano a questo, quando pronti a tutto, pur di ottenere posti di rilievo, rispondono: «Lo possiamo!».

Insomma, Gesù dice una cosa, ma i discepoli capiscono ALTRO. Il regno che il loro Maestro ha annunciato in lungo e in largo per le strade della Palestina li ha fatti ambiziosamente sognare di ottenere potere e priviligi. Gesù dovrà, per l’ennesima volta, invitarli a cambiare mentalità, a convertire le aspettative mondane di potere con quelle esattamente opposte del regno di Dio. «Tra voi non deve essere come per i potenti della terra – dice Gesù – Questi cercano il potere per essere potenti, per spadroneggiare, mentre voi, miei discepoli, dovete cercare un altro genere di potere, quello del servizio». Gesù lo mostrerà concretamente, proponendosi come modello da imitare, quando nell’ultima Cena, prima di essere arrestato e messo a morte, si chinerà, come l’ultimo dei servi, ai piedi dei discepoli per lavarglieli. «Come ho fatto io fate anche voi. Fate della vostra esistenza un servizio d’amore, quello che si realizza con l’offerta di tutta la vostra vita».

Signore, converti i nostri cuori a te. Fai che possiamo fare della nostra vita, ogni giorno di più e sino alla fine, un servizio d’amore per tutti. Buona domenica di vero cuore a tutti!

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