Buongiorno a tutti! Nel Vangelo di questa domenica, Gesù pone ai suoi discepoli delle domande con le quali vuole verificare che cosa abbiano veramente capito di lui. Quelle domande sono rivolte oggi a noi, perché, ancora una volta, possiamo chiederci chi sia Gesù, quale posto occupi nella nostra vita e che tipo di rapporto abbiamo instaurato con Lui. In poche parole: quale Gesù stiamo seguendo? Il Gesù del Vangelo o quello delle nostre attese mondane? Mettiamoci con fede in ascolto della Parola.
L’evangelista Marco dice esplicitamente che Gesù, in alcuni momenti, era solito invitare la comunità dei discepoli a sostare con Lui, in luoghi solitari, con il solo scopo di riposare un po’. Probabilmente Cesarea di Filippo era uno di questi luoghi. Nel racconto che abbiamo ascoltato, il Maestro approfitta della calma in cui Lui e i suoi amici si trovano per fare un po’ di verifica del cammino condiviso sino a quel momento. Vuole comprendere che cosa abbiano afferrato del mistero della sua persona. Per giungere a questo obiettivo, parte da lontano, chiedendo, innanzitutto, che cosa la gente dica di Lui. I discepoli, me li immagino, fanno a gara nel riportare le voci che hanno potuto raccogliere. Ma Gesù non è interessato ai sondaggi di opinioni sul suo conto. Ha fatto il giro largo per vedere che cosa abbiano capito DI Lui, chi CON Lui cammina. In pratica, domandando: «Voi chi dite che io sia», è come se avesse chiesto: «Ho capito, da quello che mi avete detto sinora, che sapete bene che cosa la gente pensi di me, ma voi, che camminate con me, che dite a tutti di essere miei discepoli, che ascoltate tutti i giorni la mia parola e sembrereste seriamente intenzionati a viverla non è possibile che pensiate le stesse cose che affermano quanti mi vedono da lontano. Voi, ditemi, che cosa avete capito della mia persona». Se prima i discepoli facevano a gara a rispondere, adesso il silenzio diventa imbarazzante. Come una classe di scolari che hanno paura dell’interrogazione, mi pare di vedere i discepoli mentre chinano la testa in attesa che qualcuno si faccia avanti. Ecco che Pietro, spavaldo come non mai, rompe il silenzio e a nome di tutti risponde con una stupenda confessione di fede: «Tu sei il Cristo».
Nel racconto che fa l’evangelista Matteo, Gesù si complimenta con lui dicendogli che quanto sta affermando è sicuramente il Padre che gliel’ha messo nel cuore, non può essere farina del suo sacco. Marco, INVECE, riporta una parola di Gesù che non è esattamente quella che Pietro si sarebbe attesa. Un rimprovero forte e duro: basta, non parliamone più, facciamo silenzio. Perché tanta severità? Gesù ingiunge a Pietro il silenzio per far comprendere a lui, e a tutti gli altri, che non hanno ancora del tutto capito chi lui sia, che hanno ancora tutti nel cuore delle speranze mondane. Il Messia a cui stanno dedicando la vita, per il quale hanno lasciato tutto, nelle loro aspettative dovrà manifestarsi con gloria e potenza, dovrà farsi valere schiacciando i dominatori di Israele, i Romani! Le attese di Pietro e di tutti gli altri vanno quindi purificate. Pietro ha parlato con sincerità, ha davvero colto qualcosa del disegno di Dio in Gesù, ha compiuto un grandissimo salto, ma il disegno di Dio è diverso da quello che Pietro intende in questo momento. Gesù non può essere oggetto di teoria religiosa, o religioso-politica. Di Gesù si può parlare solo che si compie tutta intera la strada sino a Gerusalemme. Lo si può veramente conoscere se si accetta di seguirlo tutti i giorni abbracciando la propria Croce, avendo nel cuore la consapevolezza che nasce dalla fede che non c’è venerdì santo senza domenica di Pasqua. È necessaria l’esperienza pasquale per comprendere veramente che Lui è il Cristo!
Perciò, donaci Signore l’umiltà di camminare con te ogni giorno, per imparare da te, dall’ascolto della tua Parola, a penetrare sempre più in profondità il mistero della tua persona. Buona domenica di vero cuore a tutti.