Buongiorno a tutti! A conclusione del discorso sul pane di vita, Gesù pone, inevitabilmente, quanti lo seguono, di fronte ad una scelta: continuare a camminare con Lui oppure prendere da Lui le distanze. La parola di Dio, quando viene accolta nel profondo della coscienza, non può non obbligare ad una scelta. Dovremmo interrogarci seriamente tutte le volte che, dopo aver ascoltato il Vangelo, non ci sentiamo provocati in questo modo. Ascoltiamo con fede.
Il miracolo del pane, in forme diverse, Israele l’aveva già sperimentato nella sua storia. Basti pensare alla manna donata da Dio nel deserto per sostenere il cammino del popolo. Ma la manna, dice Gesù, non ha niente a che vedere con “il pane vivo disceso dal Cielo” che il Padre, OGGI, OFFRE a quanti credono in Lui e nel Figlio, mandato nel mondo perché tutti abbiano la vita in abbondanza. La notizia di questo pane non può che suscitare una curiosità ancora più grande in chi sta ascoltando Gesù nella sinagoga di Cafarnao. «Come si fa ad averlo? – chiede la gente – dove possiamo farne provvista?». Ecco che Gesù inizia a spiazzare i suoi uditori, affermando: «Quel pane sono io, IO SONO il pane vivo disceso dal cielo». Sulla prima, queste parole sconcertano, ma senza creare una reazione di rifiuto. La gente le capisce ma solo in parte. Quando, infatti, sente Gesù dire d’essere “pane” è possibile che abbia inteso tale espressione in senso metaforico, così che la gente intendesse per mezzo di un’immagine il suo desiderio di nutrire con ciò che è essenziale la vita di chi l’avrebbe accolto e ascoltato. Non c’è niente di scandaloso in questo. Ma dire di se stessi d’essere “discesi dal cielo”, questo no, non si può accettare. Molti degli uditori iniziano di conseguenza a dubitare e a dire ad alta voce: «Ma questo non è il figlio di Giuseppe? Non può essere disceso dal cielo uno di cui si conosce la sua origine, la sua famiglia, il suo vissuto». Cresce la tensione tra chi ascolta. Gesù però non ha ancora completato la sua rivelazione. Quando aggiunge, infine, che il pane vivo è la sua carne, e che la sua carne e il suo sangue sono da lui offerti perché vengano mangiati e bevuti da chi brama la vita eterna, lì, in quel momento, la gente si sente scandalizzata. «Ma cosa dice Gesù? Non può darci la sua carne da mangiare e il suo sangue da bere. È un’assurdità!!!».
Ogni volta che rileggo questo discorso del pane di vita provo sempre ad immedesimarmi con i giudei e i discepoli che lo ascoltano. Mi domando quale sarebbe stata la mia reazione. È chiaro che non è possibile dare una risposta a questo interrogativo. Siamo troppo condizionati dal fatto che sappiamo che queste parole sono un’anticipazione del mistero eucaristico. Tuttavia, non possiamo non riconoscere la legittimità della domanda che i discepoli pongono a Gesù: «Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?». Quante volte ci sentiamo in difficoltà di fronte agli insegnamenti del Vangelo sul perdono, sull’amore per il nemico, sul porgere l’altra guancia, sull’amore gratuito. Quante volte ci sentiamo così in difficoltà da dire a Gesù: non potrò mai riuscirci, è un’impegno troppo duro, è una strada difficile da percorrere. È così, quando la parola ci provoca nel profondo, non si può rimanere indifferenti, siamo chiamati ad una scelta: stare con Gesù o prendere le distanze da Lui. Alcune volte, ipocritamente, scegliamo di non scegliere e continuiamo a stare con Gesù, avendo però il cuore distante da Lui, dal suo Vangelo. Siamo anche pronti a fare la nostra professione di fede, dicendo come Pietro: «Dove vuoi che andiamo, Signore, solo tu hai parole di vita eterna», salvo accorgerci, come fu per il primo degli apostoli, che non sappiamo il vero senso di quello che stiamo dicendo. Come Pietro, infatti, possiamo stare con Gesù, dichiarandogli: «Ti seguirò ovunque tu vada» e infine prendere le distanze nel momento in cui si profila nell’orizzonte l’esperienza della croce. La scelta di stare con Gesù, di accogliere Lui e il suo Vangelo, non è mai scontata. Va continuamente ripresa e rinnovata.
Aiutaci, Signore Gesù, ad immergerci di continuo, senza stancarci, nel mistero della tua persona per crescere ogni giorno nel discepolato e nella missione. Buona domenica di vero cuore a tutti!