Buongiorno a tutti! Continuiamo la lettura del sesto capitolo del Vangelo secondo Giovanni in cui – lo ricordiamo ancora – Gesù si rivela come “Pane di vita”. Il pane, quello materiale è fatto per nutrire, per sostenere la vita di chi lo assume. In un modo singolare, il “pane di vita”, che è Gesù, quando lo si accoglie, ugualmente nutre e sostiene, ma con effetti differenti da quelli del pane materiale. Proviamo a scoprirli meditando insieme la Parola. Ascoltiamo con fede.
Le parole di Gesù suscitano sconcerto tra i giudei che le ascoltano. Probabilmente anche noi avremmo avuto da dire come loro e ci saremmo di sicuro domandati: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?». Oggi, a distanza di tempo, consapevoli che quelle parole trovano il loro significato più profondo nel mistero eucaristico, non ci troviamo più nulla di strano, le diamo quasi per scontate. Tuttavia, non possiamo non domandarci perché Gesù perché abbia scelto di rimanere presente in mezzo a noi sotto forma di un nutrimento comune e quotidiano come il pane. Per rispondere, partiamo dall’inizio della storia di Gesù. Il luogo in cui nasce non è casuale: Betlemme, Beth-lehem, vuol dire letteralmente, tradotto dall’ebraico, “casa dal pane”. Come pure è singolare il fatto che Maria, appena nato, lo deponga, avvolto in fasce, in una MANGIATOIA. Sin dall’inizio, potremmo dire, è presente nella vita di Gesù il riferimento al pane e al cibarsi. Betlemme è quindi la città in cui la Parola diventa carne, diventa pane, diventa nutrimento per la vita degli uomini. Questo però sarà evidente solo nel momento in cui la storia di Gesù giungerà al suo compimento. Le parole dette nella sinagoga di Cafarnao dichiarano, di fatto, la sua consapevolezza d’essere “il pane vivo disceso dal cielo”. Un pane speciale, diverso dalla manna, dice Gesù, che però, come la manna, è ugualmente destinato ad essere mangiato. Questo è un aspetto che non sempre abbiamo presente: l’Eucaristia – lo ricordava anche papa Benedetto XVI – più che un pane da adorare, è un pane da mangiare. Nell’offrirsi come pane, Gesù vuole aiutarci a comprendere almeno due cose importanti. La prima è questa: il pane è per la vita! Questo è vero per il nutrimento in genere e a maggior ragione per l’Eucaristia. Non di solo pane materiale vivrà l’uomo, ma anche della Parola, e, in special modo, della Parola fatta carne. La seconda cosa, l’abbiamo ascoltata poco fa nel Vangelo, nel punto in cui Gesù dice: «chi mangia me vivrà per me». Questa espressione si capisce bene se si considera il cammino che fa il cibo quanto viene mangiato. Dopo essere stati masticati, gli alimenti vengono digeriti e assimilati. Nel momento in cui vengono assimilati, in pratica, diventano il corpo, la carne e il sangue, di chi li ha mangiati. Nel pasto eucaristico avviene lo stesso però in modo ribaltato, nel senso che l’Eucaristia, masticata, digerita e assimilata, non diventa noi, non diventa cioè il nostro corpo e il nostro sangue, ma noi veniamo, in qualche modo, assimilati a Gesù, diventiamo Lui, diventiamo il SUO corpo e il SUO sangue. Capite cosa vuol dirci Gesù quando afferma che chi mangia di Lui vivrà per Lui? Vuol dire, in parole povere, che vivrà della SUA stessa vita, perché vivrà PER Lui, CON Lui e IN Lui. Alla fine della preghiera eucaristica il sacerdote dice, mostrando a tutti il pane e il vino: «per Cristo, con Cristo e in Cristo», e tutti rispondono: AMEN! Sant’Agostino dice che è l’AMEN più importante dell’intera celebrazione della messa, perché dichiara la nostra fede. A mio avviso, l’AMEN più importante è quello che pronunciamo personalmente nel momento della comunione. L’AMEN in quel momento, infatti, non esprime solo la fede nella presenza reale di Cristo nelle specie eucaristiche, ma l’impegno della carità che Cristo ci ha chiesto di testimoniare nel momento in cui istituì l’Eucaristia. Dicendo AMEN, in pratica, diciamo SÌ alla richiesta da lui fatta ai discepoli nel Cenacolo: «Come ho fatto io fate anche voi, amatevi con lo stesso amore con cui io vi ho amati».
Aiutaci, Signore, a riconoscerti presente nell’Eucaristia, ma soprattutto a mostrare la nostra fede con la carità che ci chiedi di avere nei confronti delle persone che ci metti di fronte e accanto nel cammino della vita. Buona domenica di vero cuore a tutti!