Buongiorno a tutti! Continuiamo la lettura del capitolo sesto del Vangelo secondo Giovanni. Dopo la moltiplicazione dei pani e dei pasci, Gesù aiuta le persone che avevano partecipato al miracolo a comprenderne il senso profondo e ad orientare meglio il senso della loro ricerca. Quando andiamo da Lui, chi e che cosa stiamo veramente cercando? Lasciamoci provocare dalla Parola, aprendo con piena disponibilità la mente e il cuore.
Le persone che avevano preso parte alla moltiplicazione dei pani e dei pesci, quando si accorgono che Gesù non è più con loro, per non farselo scappare, si recano a Cafarnao. Con loro grande sorpresa scoprono che Gesù è già lì, li ha preceduti. Pieni di meraviglia gli domandano: «Rabbì, quando sei venuto qua?». Ci sono passaggi difficili della vita in cui, in un primo momento, si fa posto nella mente e nel cuore la convinzione che il Signore ci abbia piantati, ci abbia abbandonati, mentre solo dopo ci si accorge che Lui è presente, che ci aveva preceduto, accompagnato, custodito, seguito. Non possono non colpirci le notizie che continuamente e con preoccupante insistenza, da un po’ di tempo a questa parte, ci giungono dagli scenari guerra. Quando la distruzione si manifesta in modo così desolante, è facile cadere in preda della disperazione. Dov’è Dio in quei momenti? Dov’è Dio quando cadono le bombe sopra un ospedale pediatrico in Ucraina o in un campo di sfollati nella striscia di Gaza? Perché non ha custodito gli innocenti e gli inermi da chi fa il male? Si ha come la sensazione che il Signore non si curi degli uomini e sia indifferente alla loro sofferenza. Sono domande e considerazioni che inevitabilmente si affacciano nella nostra mente nei momenti tragici della vita. Fa bene allo spirito sapere che Gesù, laddove pensavamo che non ci fosse, sorprendentemente ci precede, ci viene incontro con una parola che illumina, con la certezza della sua presenza, chiedendoci di fargli posto, di farlo camminare con noi.
Alle persone accorse per poter ancora godere del suo potere straordinario, Gesù chiede di dare un senso a ciò che hanno sperimentato. Devono comprendere, in pratica, che la moltiplicazione dei pani e dei pesci non è altro che un segno che deve svegliare in loro la consapevolezza che Egli è colui che Dio ha mandato nel mondo perché tutti abbiano la vita e ce l’abbiano in abbondanza. La gente, interessata ai poteri di Gesù, deve imparare a riconoscere in lui il Figlio di Dio, il Salvatore, il Signore.
Posta di fronte a questa richiesta, la gente non può far altro che domandargli: «Quale segno compi perché vediamo e ti crediamo? Quale opera fai?». Per convincersi che Gesù è veramente il Figlio del Dio vivente, il Messia, l’Atteso, è necessario che Egli dia un segno inequivocabile. La risposta che il rabbi di Nazareth offre ha dell’incredibile: lui stesso è il segno; lui è il pane della vita disceso dal Cielo, che niente ha a che vedere con la manna data ai padri. Noi, oggi, sappiamo, a differenza di chi le ascoltò per la prima volta, che queste parole alludono anticipatamente al mistero eucaristico. Nell’Eucaristia, Gesù si fa pane, si fa nutrimento, per sostenere la nostra vita e renderla eucaristica. Ma come è possibile che una vita, grazie all’Eucaristia accolta, diventi eucaristica? Più semplice a dirsi che a farsi. Una vita diventa eucaristica quando in essa si ripete ciò che Gesù ha fatto: offrire se stessi, totalmente e incondizionatamente, per amore. Il mondo vede accendersi la speranza, diventa migliore, quanto più aumentano le vite eucaristiche, quanto più cresce il numero di coloro che offrono la propria vita per la pace, per il bene, per la giustizia.
Signore, aiutaci fare della nostra vita un’offerta d’amore per ogni uomo e per ogni donna del mondo. Buona domenica di vero cuore a tutti.