Buongiorno a tutti! Il racconto evangelico di questa domenica segue quello dell’invio in missione degli Apostoli, su cui ci siamo fermati a meditare insieme domenica scorsa. La comunità apostolica che si raduna intorno a Gesù è un’immagine di ogni comunità cristiana che sente la necessità di farsi aiutare dal Signore a comprendere il senso di ciò che accade e della missione che è chiamata a svolgere. Ascoltiamo con fede.
Gli Apostoli sono alla presenza di Gesù, con le sacche vuote e i cuori colmi di gratitudine per la missione svolta. Nei loro volti, sfatti dalla stanchezza ma anche felici e soddisfatti per il bene compiuto, è visibile la meraviglia per i tanti prodigi realizzati dal Signore per mezzo delle loro azioni e delle loro parole. Il Maestro li ascolta con grande attenzione e partecipazione. Ma sente in cuor suo il dovere di fare qualcosa che consenta loro di provare non solo felicità e soddisfazione per i successi mietuti, ma anche il desiderio di comprendere con la mente e con il cuore il loro vero significato.
Quando li aveva chiamati alla sequela, ci ricorda Marco nel capitolo terzo del suo Vangelo, il primo motivo non era né compiere guarigioni o esorcismi nel suo nome né annunciare il Regno, ma lo stare con Lui. Stare con Gesù, mettersi in ascolto della sua Parola, godere della sua presenza, è l’attività essenziale che dona al discepolo la possibilità di comprendere che la missione non è opera dell’uomo ma opera di Dio e dell’uomo insieme. L’Apostolo, il discepolo di Gesù – lo dicevamo domenica scorsa – tende purtroppo a dimenticarsene. Quando, infatti, fonda la missione sui mezzi, sui progetti, sulla propria bravura, rischia di attribuire alle sole potenzialità umane la possibilità di realizzare gli obiettivi dell’apostolato. Per evitare questo il discepolo deve accogliere l’invito a recarsi con Gesù in un luogo solitario, per riposarsi un po’ in sua compagnia. Preso alla lettera, sembra uno spot pubblicitario ai ritiri spirituali nei monasteri, nelle case di spiritualità. Ma il luogo in cui il Signore ci invita più spesso ad entrare insieme con Lui è il nostro cuore, la nostra coscienza. In un tempo come il nostro in cui siamo immersi nel chiasso delle tante voci di fuori, continuamente connessi, bombardati da informazioni che giungono senza tregua dai social, dalla televisione, da whatsapp, lo spazio del silenzio, della meditazione, della riflessione, è fondamentale per comprendere la realtà in cui siamo immersi. Bisogna riconoscere però che fare silenzio, meditare, riflettere, pensare, sono attività a cui ci stiamo un po’ alla volta disabituando. Ne è la dimostrazione, sempre più evidente, la crescente superficialità nei rapporti interpersonali e nella lettura del presente. La velocità con cui si rompono oggi le relazioni e con cui si liquida, sulla base di fake news che non si ha la pazienza di verificare, qualsiasi proposta di ridimensionamento dell’immissione di gas serra nell’atmosfera che cerchi di venire a capo dei problemi legati al riscaldamento globale, sono segno di una dilagante e accresciuta superficialità.
Stare con Gesù, riposarsi un po’ con lui, non vuol dire dormire, ma svegliare i cuori, le coscienze, per vedere, meglio e di più, che c’è una folla in preda alla disperazione più nera che, se non si hanno gli stessi sentimenti di Gesù, non può non muoverci dentro le viscere della misericordia. Gesù guarda la folla che lo attende e prova una grande compassione, perché la vede persa, sbandata, come tante pecore senza pastore. Questo è il sentimento che devono avvertire in cuor loro i discepoli se desiderano veramente servire l’umanità e riaccendere la speranza di un nuovo inizio.
Signore, metti nel nostro cuore il desiderio del silenzio, della meditazione, della riflessione, fatta in tua compagnia, perché illuminati dalla Parola, possiamo svegliare il nostro cuore così da vedere meglio e servire le fatiche degli uomini e delle donne del nostro tempo. Buona domenica di vero cuore a tutti.