Buongiorno a tutti. In questa domenica il Vangelo ci mette nuovamente di fronte un concetto fondamentale per la vita di fede, ma oserei dire per la vita in generale: NESSUNO SI SALVA DA SOLO! Questa affermazione ci ricorda, da un lato, che solo il Signore è il Salvatore e, dall’altro lato, che la salvezza, pur essendo personale non può prescindere dalla vita di relazione. Papa Francesco ripeteva spesso questo concetto nel tempo della pandemia e insistentemente lo ripropone ancora oggi ogni qualvolta ci invita a riflettere sulla crisi ecologica e sulle conseguenze delle guerre! Lasciamoci allora provocare dal Vangelo, ascoltiamolo con fede!
Due storie intrecciate, quella di una famiglia che piange per la possibile perdita di una figlia adolescente e quella di una donna matura che cerca in tutti i modi, con l’aiuto della medicina, di venire a capo di un problema di salute apparentemente irrisolvibile. La ragazza e la donna, rappresentanti di due differenti generazioni, sono l’immagine di tutta l’umanità che fa i conti con la precarietà della vita. Entrambe la vedono sfuggire e combattono per non perderla. Sanno, in cuor loro, che la vita è un dono di Dio che solo da Dio può essere invocato. I gesti compiuti dal padre della ragazza e dalla donna sono di fatto delle vere e proprie preghiere rivolte a Dio. Giairo, gettandosi ai piedi di Gesù per richiedere il suo intervento, testimonia la sua fede in Gesù Salvatore. Egli, infatti, non può ignorare il significato dei gesti religiosi, soprattutto quelli che mostrano davanti agli occhi di tutti la propria fede. Solo davanti a Dio, infatti, ci si deve prostrare. Ugualmente, la donna affetta da dodici anni da emorragie, con il suo gesto, testimonia che Gesù è il Signore della vita. Quella vita che un po’ alla volta la sta abbandonando e che solo Gesù, il Salvatore, può restituirgliela.
In entrambe le storie troviamo l’intima consapevolezza che la salvezza non avverrà per qualche merito particolare ma in virtù della grazia, di un dono gratuito. Nessuno si salva da solo, solo Gesù salva. Ma come ci salva Gesù? Anche questo, nell’essenzialità del racconto è possibile vederlo. Cosa fa Gesù per la ragazza e per la donna? Le salva con due gesti semplicissimi, prendendo le mani della prima, e facendosi toccare il lembo del mantello dalla seconda. Entrambi i gesti comportano il contatto fisico, il “toccare”. Un verbo che è sottolineato dalla domanda di Gesù “chi mi ha toccato?” e dalla conseguente perplessità dei discepoli che meravigliati dicono: “come fai a dire CHI MI HA TOCCATO? Tutti ti stanno toccando!”. In, effetti, il toccare a cui Gesù fa riferimento è quello connesso con il desiderio profondo di relazione e reciprocità. Pensiamoci un po’: toccare, in fondo, manifesta il desiderio di essere toccati, di entrare in relazione con qualcuno. È il modo attraverso il quale comunichiamo all’altro la nostra prossimità, il nostro affetto, il nostro desiderio di intimità. Non solo. “Toccare” è anche un’azione che implica reciprocità. Nel senso che non tocchiamo le persone da cui non vogliamo essere toccati. Tocchiamo solo le persone di cui ci fidiamo, con cui ci sentiamo al sicuro. Ecco, Gesù toccando entrambe, sia la ragazza che l’emorroissa, sta rimettendo in moto in loro, e nella comunità dei credenti che esse rappresentano, le relazioni di reciprocità. Non può esserci salvezza senza relazione. Nessuno, lo ripetiamo, si salva da solo!
Signore, aiutaci a vivere delle sane relazioni di amicizia, d’amore fraterno, nella reciprocità, per sperimentare nelle nostre realtà sociali, comunitarie, familiari, la pienezza della vita, il dono della tua salvezza. Buona domenica di vero cuore a tutti.