Meditazione XXV del Tempo Ordinario – 24 settembre 2023

Buongiorno a tutti! La liturgia della venticinquesima domenica del Tempo Ordinario ci presenta una parabola che parla di lavoro e di disoccupati non per riflettere sui problemi dell’economia, quanto piuttosto per aiutarci a capire quale debba essere la logica che deve guidarci nella missione. Una logica di inclusione che facciamo fatica a fare nostra perché sempre si presentano ragioni che ci portano ad escludere, per un motivo o per un altro, il nostro prossimo. Mettiamoci in ascolto della Parola chiedendo al Signore di convertire il nostro modo di pensare con il suo.

Il racconto evangelico che abbiamo appena ascoltato suona profondamente INGIUSTO se non si dovesse tener conto della differenza esistente tra la “logica del Regno”, in essa descritta, e la “logica del mondo”. Il “Regno dei cieli”, soggetto principale del racconto, assomiglierebbe ad un padrone di casa, dice Gesù, che chiama, a diverse ore del giorno, e quasi sino alla fine della giornata lavorativa, persone disposte a lavorare nella sua vigna. Gli operai della prima ora, vedendo la vigna riempirsi man mano di operai, sperano che il loro lavoro venga retribuito con una somma superiore per il fatto d’aver lavorato di più e con un maggiore dispendio di energie. Con grande meraviglia scoprono, alla fine della narrazione, che la retribuzione che viene loro corrisposta è esattamente identica a quella di chi ha lavorato solamente UN’ORA! Come può il padrone dare a chi ha lavorato un’ora lo stesso TANTO di chi si è spaccato la schiena tutto il giorno?!!! Se consideriamo la parabola secondo la logica comune, non possiamo non pensare, come dicevamo prima, che questa uguaglianza di trattamento sia ingiusta. Gli operai della prima ora, infatti, protestano, e noi, probabilmente, avremmo fatto lo stesso, se ci fossimo trovati al loro posto. Per considerare questo racconto accettabile, la logica che dovremmo seguire non può, quindi, essere quella della giustizia CHE DEVE NECESSARIAMENTE RICONOSCERE A CIASCUNO IL PROPRIO DIRITTO, esattamente come dovrebbe accadere nei tribunali e, in genere, nel riconoscimento dei meriti delle persone, ma dovremmo ricorrere AD UN’ALTRA LOGICA, la “logica del Regno” per l’appunto, secondo la quale chi accetta di lavorare nella “vigna del Signore” dovrebbe sapere che tutti i propri sforzi saranno finalizzati all’edificazione di un mondo in cui non dovranno più esserci disuguaglianze, perché a tutti gli uomini è riconosciuto il diritto di accedere, a pari titolo, ai beni della terra. Chi ha iniziato per primo a lavorare nella vigna dovrebbe, anzi, avere una maggiore consapevolezza che tutti coloro che nel frattempo si aggiungono, se gli si vuole riconoscere pari dignità, devono essere messi nelle condizioni di avere le pari opportunità di lavorare e di vivere in modo umano. Per un cristiano, dovrebbe essere intollerabile un mondo di pochi che si possono nutrire e di tanti, TROPPI, che muoiono di fame! Non dovrebbe perciò dispiacerci che il padrone della vigna voglia garantire a tutti il necessario per vivere e non solo per sopravvivere, perché tutti gli uomini che vivono sulla faccia della terra hanno il diritto di accedere in egual misura ai beni che essa produce. Questa è la volontà di Dio, perché Dio è padre di tutti. Ma nella misura in cui diviene anche nostra, questa volontà, dovrebbe portarci a considerare l’altro, non come un concorrente che ci toglie risorse importanti per vivere, ma come una persona da aiutare a vivere in pienezza la propria esistenza. Dicevano gli antichi romani: mors tua, vita mea! Dalla tua morte dipende la mia vita. Questo è il terribile significato del proverbio latino, che si presenta continuamente sotto i nostri occhi nelle nuove forme di schiavitù e sfruttamento nel lavoro. Noi dovremmo convertire evangelicamente questa espressione affermando diversamente: vita tua, vita mea. E cioè: dalla tua vita, dal tuo stare bene, dipende la mia vita, il mio stare bene.

Per questo, aiutaci Signore a fare nostra la logica del Regno che hai descritto nella parabola. Fai che possiamo lavorare nella tua vigna per dare al nostro prossimo la possibilità di realizzare i suoi sogni, i suoi progetti. Di fare in modo che nessuno si senta escluso dalla vita vissuta in pienezza. Buona domenica di vero cuore a tutti!