Buongiorno a tutti! La solennità della Santissima Trinità che celebriamo oggi con tutta la Chiesa sparsa nel mondo ci pone davanti alla realtà di un mistero che non finiremo mai di conoscere. Per sondare un po’ della sua profondità, ascoltiamo con il cuore e la mente aperti le parole con cui Gesù, il Figlio, ci rivela il cuore Padre; parole che solo lo Spirito, che guida alla verità tutta intera, può aiutarci a comprendere.
La pagina del Vangelo che abbiamo ascoltato è un brevissimo passaggio del dialogo tra Gesù e Nicodemo. Il riferimento a Nicodemo è interessante per almeno due buoni motivi. Il primo è legato alla singolare esperienza che egli fa nel recarsi di notte da Gesù per comprendere il senso delle Scritture. Potremmo vedere in questo, la rappresentazione della fatica che fanno i discepoli di tutti i tempi, e quindi anche la nostra, a camminare nella notte oscura della fede, a vivere un’autentica vita di fede. Come Nicodemo, se amiamo veramente Dio, se desideriamo veramente conoscerlo, non possiamo ritenerci soddisfatti nelle poche nozioni del catechismo che abbiamo imparato, ma dobbiamo, con pazienza, e sempre di nuovo, recarci da Gesù, metterci in ascolto attento del suo Vangelo, per approfondire la conoscenza del mistero di Dio che è uno e tre nello stesso momento. Ma, dicevo prima, c’è anche un altro motivo, contenuto nelle parole che Gesù dice a Nicodemo proprio all’inizio del loro dialogo. Parole che si riferiscono ad una seconda nascita. «Se uno non rinasce dall’alto – dice Gesù – non può vedere il regno di Dio». Sappiamo quale fu la reazione di Nicodemo a questa affermazione: «come può un uomo nascere quando è vecchio? Forse può entrare una seconda volta nel grembo di sua madre?». In queste parole, c’è meraviglia mischiata a una certa ironia e incredulità. Ma Gesù sa che cosa sta dicendo, per cui completa: «se uno non rinasce dall’acqua e dallo Spirito non può entrare nel regno di Dio». Il secondo motivo ci lega quindi all’azione dello Spirito Santo. Come a dire: se è vero che per poter conoscere il Padre è necessario conoscere il Figlio – «Chi vede me, vede il Padre!» disse Gesù all’apostolo Filippo – per poter entrare nella relazione con il Figlio e con il Padre è necessario «rinascere nell’acqua e nello Spirito Santo». Ma cosa vuol dire “rinascere nell’acqua e nello Spirito Santo”? C’è, in queste parole, una chiara allusione alla prassi battesimale, ma non solo. Gesù mette in evidenza la necessità di un cammino di conversione continua, di un continuo esodo da noi stessi, per fare spazio in noi all’azione della Santissima Trinità.
Dio – dice Gesù nel Vangelo di oggi – ha tanto amato il mondo da donargli il suo Figlio unigenito. E spiega anche il motivo di questa offerta: la salvezza del mondo. Per comprendere questa espressione dovremmo prima chiederci in cosa consista la salvezza donataci da Gesù. Gesù ci ha rivelato che il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, il Padre suo e nostro, è Dio di vivi e non di morti (cfr Lc 20, 37-38). Essere vivi ed essere morti nell’espressione di Gesù non si riferisce esclusivamente alla morte fisica e alla vita che si sperimenta dopo che si è conclusa l’esistenza terrena. Se si riflette un poco, non si fa fatica a comprendere che, per quanto appaia paradossale, potrebbe essere morto anche uno che ancora vive. Chi vive, infatti, nella sfiducia, nello scoraggiamento, nella disperazione, nell’isolamento, nell’autosufficienza, ha fatto proprie le modalità di vita dell’uomo spiritualmente moribondo o morto. Allora si capisce in cosa consiste la salvezza del mondo. Il Figlio è stato mandato dal Padre perché non rimanessimo schiavi della morte, ma avessimo la vita eterna. Il Figlio è stato mandato dal Padre perché vivessimo nello Spirito, che è principio di comunione, capace di vincere ogni sfiducia, scoraggiamento, disperazione e isolamento.
Allora rivolgiamoci a Dio che è Padre, Figlio e Spirito Santo, chiedendogli di rendici una sola famiglia, radunata nell’unità, fatti uno nell’amore, affinché il mondo creda. Buona domenica della Santissima Trinità a tutti.