Buongiorno a tutti! Avere di fronte la maternità di Maria all’inizio del nuovo anno solare ci suggerisce gli auguri migliori che ci si possa scambiare a Capodanno: auguri di fecondità, di pace, di attenzione alla famiglia e a chi nella famiglia è più piccolo e fragile, ma soprattutto, di avere le orecchie e i cuori pronti ad accogliere la Parola di Dio che illumina, sostiene e orienta il cammino. Ascoltiamo con fede il Signore.
Il Natale è una provocazione potente per la nostra vita di credenti. Gli evangelisti non a caso ci raccontano che furono i pastori i destinatari del lieto annuncio della nascita di Gesù. Un annuncio che doveva suonare incredibile, se si considera l’invito a loro rivolto di riconoscere il Salvatore in «un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia». Solo persone non abituate alla maestosità delle cerimonie del tempio di Gerusalemme, libere dai tradizionalismi religiosi, animate da una fede semplice, potevano lasciarsi coinvolgere da un simile messaggio e smuovere al punto da mettersi, senza indugio, in cammino per incontrare Gesù. Riconoscere il Salvatore nella piccolezza, fragilità e precarietà di un bambino è la sfida della fede. Una provocazione, dicevo prima, che il credente può accogliere seriamente se è associata alla continua invocazione della grazia dell’apertura degli occhi. Solo occhi che vedono la realtà nella stessa prospettiva di Dio, che è, per l’appunto quella della piccolezza e della povertà, possono riconoscere la presenza di Dio nella storia. Francesco d’Assisi ce lo insegna. Dopo la sua unione con Madonna Povertà, Francesco può aprire gli occhi per riconoscere Dio come Padre, e ogni uomo e realtà creata come un componente della famiglia alla quale anche lui appartiene. Nel famoso cantico della creature, il Poverello di Assisi lo dice senza mezzi termini, che tutto, non solo gli altri esseri umani, ma anche il sole, la luna, le stelle, l’aria, l’acqua, sino ai fili d’erba, sono fratelli e sorelle.
I pastori, in verità, non si trovano di fronte soltanto un bambino, ma una famiglia di poveri. Usare questo termine per definire i componenti della Sacra Famiglia non è improprio. Lo sottolinea lo stesso evangelista Luca quando descrive Maria e Giuseppe nell’atto di adempiere gli impegni prescritti dalla legge di Mosè per la nascita del primogenito. Al tempio di Gerusalemme, presso cui si recano per compiere il sacrificio, offrono una coppia di colombi, ovvero l’offerta dei poveri. Non sappiamo in verità quanto poveri fossero Maria e Giuseppe, in ogni caso la povertà che li contraddistingue, e che hanno continuamente testimoniato al proprio figlio, è quella dei “poveri in spirito” che Gesù, diventato adulto, nella sua predicazione, pone come condizione principale dei discepoli, dei credenti, per essere beati e appartenere pienamente al Regno. I “poveri in Spirito”, come Maria e Giuseppe, sono coloro che vivono consapevoli che la vita si realizza nella apertura e relazione piena con Dio e con il prossimo. Senza Dio e senza il prossimo, chiusi in se stessi, nel proprio egoismo, incapaci di accogliere l’altro, si può solo essere infelici.
Nel primo giorno del nuovo anno, i pastori, Giuseppe, e soprattutto Maria, ci invitano ad incarnare il loro atteggiamento di apertura verso Dio e il prossimo. Nel Messaggio per la 56ma Giornata Mondiale per la Pace, che cade il 1° gennaio 2023, Papa Francesco, invitandoci a riflettere sulla nostra esperienza di credenti dopo gli ultimi tre anni profondamente segnati dalla pandemia, sottolinea, in linea con quanto detto, che l’eredità più rilevante che il Covid-19 ci ha lasciato è, senza ombra di dubbio, – «la consapevolezza che abbiamo tutti bisogno gli uni degli altri, che il nostro tesoro più grande, seppure anche più fragile, è la fratellanza umana, fondata sulla comune figliolanza divina, e che nessuno può salvarsi da solo».
Maria, Madre nostra, indicaci la via per accogliere Gesù e divenire ogni giorno di questo 2023 che si sta aprendo sempre più consapevoli di essere figli dello stesso Padre e fratelli e sorelle di tutti e di tutto. Intercedi presso il tuo Figlio, perché, liberati dal nostro egoismo, possiamo vivere la beatitudine di coloro che costruiscono, a partire da casa propria, la pace, quella vera. Buon anno a tutti!