Buongiorno a tutti! La liturgia ci chiede di sostare ancora un poco sulle rive del Giordano nel momento in cui Gesù riceve da Giovanni il battesimo. Vorrei però concentrarmi più che su questo particolare momento della vita del Cristo, sulle parole del Battista che, intese nel loro significato più profondo, costituiscono un vero e proprio programma da sviluppare domenica dopo domenica, settimana dopo settimana. Ascoltiamo con fede.
Giovanni e i suoi discepoli si trovano sulle rive del Giordano. C’è intorno a loro una moltitudine di persone che attende di esservi immersa per iniziare a percorrere una via nuova, la via del Signore. Tra i discepoli c’è anche Andrea, insieme ad un altro, di cui non è specificata l’identità. Sono in cerca del Messia, del Salvatore. Probabilmente pensavano di averlo già incontrato nella persona del Battista. Ma ecco che un giorno, inaspettatamente, sentono Giovanni che dice, pieno di commozione, rivolto verso Gesù che si è messo in fila con i peccatori per farsi anche lui immergere nelle acque del Giordano: «Ecco l’agnello di Dio, venuto per togliere il peccato del mondo». Il giorno dopo, dice l’evangelista nel continuo del racconto, accade la medesima scena: Gesù passa e Giovanni nuovamente lo indica dicendo: «Ecco l’agnello di Dio!». Una ripetizione che narrativamente mostra la perplessità del Battista nel vedere Andrea e gli altri discepoli ancora al suo seguito. In pratica, è come se dicesse loro: «Siete ancora qui? Volete incontrare il Cristo, sì o no? Se questo è davvero il vostro desiderio, è Gesù che dovete seguire, non me!».
Giovanni ha piena coscienza della sua missione. Il suo compito è quello di preparare la via del Signore, di aiutare le persone ad incontrare Gesù, a riconoscere in lui l’inviato dal Padre per la salvezza del mondo. I discepoli, sebbene si fidino di lui, fanno un po’ fatica a distaccarsi da esperienze che, per quanto impegnative, li hanno gratificati al punto di voler continuare ad esserci dentro. Seguire Giovanni nel deserto, mettersi al seguito di una persona severa, austera, rigorosa, facendo proprio il suo stile di vita ascetico non è stato per loro una passeggiata. Tuttavia, avere a che fare con un profeta carismatico, capace di seminare nel cuore delle persone il desiderio di vivere riconciliati con Dio e con tutti non ha prezzo. Di fronte a questa prospettiva di vita, ogni sacrificio diventa affrontabile, un prezzo giusto da pagare per poterlo realizzare.
Giovanni, ripetendo con insistenza: «Ecco l’agnello di Dio!», intende svegliare la coscienza di Andrea e degli altri discepoli. Li vuole invitare a riflettere sul fatto che forse si sono innamorati del cammino ad un punto tale da rischiare di perdere di vista la meta, la destinazione, il vero motivo per cui l’hanno intrapreso. Questo è purtroppo un rischio che si presenta in tutte le esperienze discepolari: quella di compiacersi, di attaccarsi troppo alle strutture, all’apostolato, perdendo di vista il Signore per cui quelle strutture e quegli apostolati vengono realizzati. Una scala serve per salire verso l’alto; è uno strumento che rende possibile accedere ad una posizione che risulterebbe irrangiungibile se non vi si sale sopra. Tuttavia, la scala non è la dimora. Non è il luogo in cui si è chiamati a trascorrere la propria esistenza. Nel continuo del racconto, Andrea e l’altro, quando finalmente si decidono a distaccarsi da Giovanni per incontrare Gesù, lo chiedono espressamente al rabbi venuto da Nazareth: Maestro, dove dimori? Riacquistano la coscienza della meta, e si pongono nella condizione di conoscere personalmente e più in profondità colui che consente di dare un senso ultimo all’esistenza e a tutte le azioni.
Signore, aiutaci a non compiacerci troppo del nostro cammino, del nostro impegno apostolico, delle nostre strutture, ma di avere te come meta, per conoscerti e amarti sempre di più, con tutta la vita. Buona domenica di vero cuore a tutti!