Meditazione Domenica delle Palme – 2 aprile 2023

Buongiorno a tutti! I due racconti evangelici che in questa domenica ci viene chiesto di ascoltare, quello dell’ingresso regale di Gesù a Gerusalemme e quello, più lungo, della sua Passione e Morte, entrambi presi dal Vangelo secondo Matteo, ci pongono ogni anno di fronte alle contraddizioni, mai risolte, di una umanità, la nostra, capace da un lato di gioire ed esaltarsi per il re e, dall’altro lato, di tradirlo, abbandonarlo, crocifiggerlo. Accettare la regalità di un re crocifisso è sempre stato un problema per i discepoli di tutti i tempi, noi compresi. Chiediamo al Signore che il suo Vangelo, ascoltato in questa domenica delle Palme, ci aiuti ad illuminare ancora di più l’esperienza della sua Croce e a credere che non può esserci venerdì santo senza domenica di Pasqua. Ascoltiamo!

I discepoli sono appena giunti con il loro Maestro alle porte di Gerusalemme. Si preparano al suo ingresso, alla sua accoglienza in trionfale, all’inaugurazione del regno che in tutte le strade della Palestina hanno sentito annunciare. Sono chiamati però a fare i conti con una regalità ed un regno del tutto differenti da come se li stanno prefigurando nella loro immaginazione, nei loro sogni. Sembra ancora di sentire la proposta indecente di Giacomo e di Giovanni che qualche versetto prima del racconto evangelico che stiamo meditando propongono al loro Maestro di avere posti di potere nel regno che sta per inaugurare. Se avessero saputo, al momento della richiesta, che il trono del re che hanno di fronte sarebbe stato una croce, alla cui destra e sinistra sarebbero stati posti due malfattori, con molta probabilità non avrebbero chiesto nulla.

I discepoli non sanno ancora bene chi sia la persona a cui hanno consegnato la vita perché devono ancora attraversare la notte del dolore, vivendo sulla propria pelle le conseguenze dello scandalo della Croce. Devono ancora imparare ad illuminare con le Scritture e con il dono dello Spirito l’esperienza che hanno condiviso con il loro Maestro e che hanno ancora da condividere. Per il momento devono mettersi in ascolto obbediente di ciò che accade, di ciò che gli viene detto, e che solo dopo saranno capaci di interpretare come segni dell’identità messianica di Gesù e della missione che il Padre gli ha chiesto di compiere. Questo, nel nostro brano evangelico, si può riconoscere nell’uso del verbo “SLEGARE”. I discepoli sono mandati da Gesù a slegare un’asina e il suo puledro. E lo fanno senza discutere, senza chiedergli: «Perché lo dobbiamo fare? A cosa ti servo questi animali che dobbiamo slegare e di cui dici averne bisogno?». Il fatto che Gesù li abbia mandati a “slegare” un’asina e un puledro e non a “prenderli” o a “chiederli in prestito” è un particolare che i discepoli comprenderanno nel momento in cui si presenterà nella loro mente e nel loro cuore il riferimento ad un’altra asina e un altro “puledro” presente nelle profezie di Zaccaria, con cui si allude all’ingresso del Messia nella città santa. I discepoli in questo modo “slegano” insieme al puledro la profezia, si aprono alla comprensione del suo vero significato riconoscendo in Gesù il Messia che, come un re mite e umile, non fa il suo ingresso con i segni del potere, con i cavalli e i cavalieri armati, ma semplicemente sul dorso di un’asina. Anche noi siamo chiamati a “slegare” l’asina e il suo puledro, entrando sempre di più nella prospettiva di una regalità e di un regno che facciamo sempre una gran fatica a fare nostra.

Signore Gesù aiutaci ad entrare con te a Gerusalemme per rivivire, nella settimana santa che oggi si apre, il mistero della tua Passione, Morte e Risurrezione con il desiderio di abbandonare le idee sbagliate che ci siamo costruiti nel tempo su di te; idee che ti hanno trasformato in guaritore a gettone, in un giudice temibile, in un ragioniere che tiene i conti dei punti Paradiso, così da essere testimoni credibili della tua presenza e del tuo Vangelo nella storia! Buon inizio della settimana santa a tutti!