L’amore autentico di Gesù è amore soprannaturale. È il condensato di tutte le virtù; ma alcune di queste virtù ne costituiscono il nerbo e l’ossatura. Nelle nostre brevi riflessioni per il ritiro mensile ci soffermeremo dunque su alcune note caratteristiche del vero amore.
Se si legge con attenzione il Vangelo, una cosa colpisce fortemente contemplando Gesù: LA SUA OBBEDIENZA AL PADRE. In questa obbedienza si manifesta e si sostanzia il suo amore per il Padre.
Gesù è veramente il Figlio del Padre, a Lui sempre obbedientissimo. Giovanni lo fa notare continuamente, riportando affermazioni significative di Gesù: “Colui che mi ha mandato è con me e non mi ha lasciato solo, perché io faccio sempre le cose che gli sono gradite” (Gv 8,29). Anzi, ad un certo punto, Giovanni sente il bisogno di sottolineare che l’obbedienza di Gesù era così continua, costante, necessaria per dimostrare il suo amore al Padre, da poter essere paragonata al cibo.
Per l’uomo il cibo è necessità di vita; l’uomo ha bisogno di sostentamento continuo, proprio per mantenersi in vita. Ed ecco Gesù, Dio fatto Uomo, che dichiara: “Mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera” (Gv 4,34). E durante l’ultima Cena, poco prima della sua Passione, ancora ribadisce: “Non parlerò più a lungo con voi, perché viene il principe del mondo; egli non ha nessun potere su i me, ma bisogna che il mondo sappia che io amo il Padre e faccio quello che il Padre mi ha comandato” (Gv 14,30).
Ma ascoltiamo anche Paolo nella lettera ai Filippesi (e qui siamo al colmo dei colmi): “…umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce” (Fil 2,8).
Gesù dunque amò il Padre, obbedendo sempre, e continuamente, fino ad accettare gli strazi indicibili della sua Passione, FINO ALLA MORTE IN CROCE.
Questa obbedienza totale, eroica di Gesù, è l’espressione suprema del suo amore al Padre, e a tutta la Famiglia umana. La Croce, abbracciata per amore, aderendo alla volontà del Padre, diventa così il culmine della Redenzione.
Ecco perché tutte le nostre chiese, in cima al campanile, portano ben chiara ed evidente la Croce. Ecco perché su tutti gli altari troneggia la Croce. Dunque, nell’amore di Gesù, l’obbedienza è il vertice; e spinta fino alla morte, diventa la consumazione di questo amore.
Fermiamoci in attenta riflessione.
Contempliamo silenziosi e amorosi l’obbedienza del nostro Gesù, e, col suo aiuto, imitiamolo. Perché Gesù invita anche noi a seguirlo nella sua obbedienza al Padre, e a chi tiene quaggiù il posto del Padre. La nostra adesione amorosa alla Volontà di Dio, manifestataci dalla sua Legge, dagli avvenimenti e da chi detiene la legittima autorità, sarà la più concreta espressione del nostro amore.
E sarà fonte di vera gioia.
Estate 1991
Don Paolo
PER RIFLETTERE UN PO’
- Gesù obbediente, ama fino alla croce: come vivo le esigenze dell’amore fraterno, quando mi trovo davanti alle persone dal carattere difficile?
- Gli sposi obbediscono all’amore anche quando lui/lei non è per nulla in sintonia. Come affronto questi momenti che spingono all’egoismo e non al dono gioioso di sé?
don Piero