Buongiorno a tutti! Con la prima domenica d’Avvento ha inizio un nuovo anno liturgico. Cos’è l’anno liturgico lo sappiamo tutti. Non è il calendario delle principali feste cristiane, ma un tempo di grazia in cui siamo chiamati ad incontrare Cristo attraverso le celebrazioni dei suoi misteri. In questa parte dell’anno il mistero che è posto di fronte alla nostra contemplazione, alla nostra meditazione, è quello dell’Incarnazione. Il Signore è venuto, viene e verrà alla fine del tempo. A noi la responsabilità di un cuore aperto e disponibile ad accoglierlo. Mettiamoci in ascolto della Parola.
Il verbo “vegliare” è insistente nel brano evangelico che abbiamo ascoltato. Se avessimo di fronte il testo nella lingua in cui è stato scritto, il greco, potremmo accorgerci che laddove si sente pronunciare la parola “vegliate” compaiono due vocaboli diversi. Non sono due sinonimi, ma due modi differenti di intendere l’atteggiamento che dovrebbe caratterizzare la vita dei discepoli e delle discepole di Gesù non solo nell’Avvento ma in ogni momento: la vigilanza. Vediamoli attentamente. Quando Gesù, all’inizio, dice «Fate attenzione, vegliate» nel testo originale c’è scritto agrypneite, un termine che indica, nella sapienza di Israele, quella che noi chiameremmo oggi “vigilanza spirituale”. Ma cosa è la vigilanza spirituale esattamente? Con questa espressione si possono raccogliere tutte le attività attraverso le quali l’uomo conosce e interpreta la realtà: la meditazione, la riflessione, il discernimento. Un insieme di pratiche impegnative, che a volte diciamo di desiderare, ma che più spesso, inconsciamente, rimandiamo perché troppo faticose. Se vogliamo essere ancora più precisi, la vigilanza spirituale si può comprendere anche con un’altra espressione a cui faceva spesso riferimento nei suoi interventi san Giovanni XXIII: il saper leggere i segni dei tempi, i segni della presenza del Signore nelle trame della storia. Imparare a leggere questi segni ci aiuta a comprendere che “Il Signore è vicino”, che “il suo Regno è vicino”. Questo è l’annuncio fatto da Gesù sin dal primo momento. È l’annuncio che dovrebbe riempire di consolazione il cuore di chi lo accoglie perché invita ad aprire gli occhi per vedere che il Signore non è lontano dall’uomo. Al contrario, gli è vicino, si prende cura di lui, tutti i giorni, sino alla fine del mondo. In un modo misterioso ma reale che solo la fede può consentire di percepire.
Passando agli altri due punti del brano evangelico in cui compare la parola “vegliate” il testo originale ci presenta il termine greco gregoreite, che letteralmente significa “state svegli”. Per capire questo invito è necessario riferirsi alla breve parabola che Gesù racconta. Una parabola che assomiglia molto a quella dei talenti che abbiamo meditato due domeniche fa. Anche in questo caso, il protagonista della storia è un uomo che, prima di partire per un lungo viaggio, affida a ciascuno dei suoi servi un preciso compito che dovrà essere svolto da svegli. La cosa peggiore che possa capitare loro è quella di essere trovati, al suo ritorno, addormentati. È chiaro che Gesù sta invitando i suoi discepoli, rappresentati nella parabola dai servi, a vivere la propria missione nella Chiesa e nel mondo con piena consapevolezza, con la coscienza desta alle proprie responsabilità.
Vorrei sottolineare un particolare cuorioso della parabola. Il padrone di casa, prima della partenza, assegna un compito ad ogni servo, ma dice in realtà solamente al portiere di vegliare sulla casa. È vero che subito dopo vien detto che tutti devono vegliare, ma è comunque curiosa questa raccomandazione particolare rivolta al portiere. Fermo restando che l’invito a vegliare sia rivolto a tutti, a maggior ragione esso è rivolto a chi nella Chiesa ha un ruolo di responsabilità nella trasmissione della fede: ai sacerdoti, ai diaconi, ai religiosi, alle religiose, ai padri e alle madri di famiglia, ai catechisti, agli insegnanti.
Perciò, aiutaci, Signore, a radicarci nella tua Parola, per vivere vigilanti e consapevoli la missione che ci hai chiamati a svolgere per il bene di tutti coloro che ci hai affidato. Buon cammino dell’Avvento a tutti!