Buongiorno a tutti! Il nuovo anno liturgico, che inizia con la prima domenica di Avvento, non è solo un “tempo”, ma un “tempio” in cui poter incontrare ogni giorno il Signore. Incontrare il Signore, stare con Lui, è ciò che dovrebbe stare a cuore a tutti coloro che desiderano veramente ascoltarlo e seguirlo. Ma per incontrare qualcuno, è necessario prima accorgersi della sua presenza. Non è un caso, quindi, che l’Avvento inizi sempre con l’appello alla vigilanza: a vivere una vita con gli occhi aperti, attenti a tutti e a tutto. Un appello che tra breve sentiremo rivolgerci da Gesù in persona nel Vangelo secondo Luca, che, a partire da oggi, leggeremo domenica dopo domenica. Ascoltiamo con fede la Parola!
Alla vista delle immagini trasmesse dai media sugli effetti tragici dell’alluvione di Valencia, così come quelle altrettanto spaventose che quotidianamente ci giungono dai teatri di guerra in Ucraina e nella Striscia di Gaza, molte persone sono tentate di interpretarle come segni evidenti della fine del mondo. Immaginiamo la fine del mondo, come descritto nel Vangelo che abbiamo appena ascoltato, associata a eventi sconvolgenti e distruttivi, capaci di suscitare angoscia e paura nel cuore degli uomini. Temiamo la fine del mondo perché ci spaventa l’idea che le cose e le persone che più amiamo possano finire. Tuttavia, tutto ciò che ha avuto un inizio è inevitabilmente destinato ad avere una fine. Non ci piace pensarlo, non vorremmo che accadesse, ma questa è la realtà. E dobbiamo riconoscerla, non con animo rassegnato, come se fosse una cosa negativa, ma come una rivelazione che può aiutarci a vivere il presente con maggiore intensità e profondità. Gesù, con immagini apocalittiche e terribili, preannuncia e profetizza la fine del mondo, ma non per spaventare i suoi amici. Lo fa per aiutarli a vivere la propria vita con consapevolezza, prestando attenzione a ciò che accade dentro di loro, a chi vive accanto a loro e al mondo che li circonda.
Questo è evidente quando Gesù afferma: «State attenti che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita». Chi vive responsabilmente la propria vita non ha il cuore appesantito, ma leggero; ed è leggero perché aperto, libero, disponibile. Se consideriamo le tre cause dell’appesantimento del cuore citate da Gesù – dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita – il suo insegnamento diventa ancora più chiaro. Le dissipazioni sono tutte quelle occasioni in cui sprechiamo il nostro tempo, le nostre energie e il nostro ascolto inseguendo cose che non aiutano a elevare lo spirito. Non serve fare esempi specifici, ognuno di noi è in grado di riconoscere i propri sprechi. Tuttavia, penso a quanto tempo trascorriamo con il telefono in mano o davanti al televisore e quanto, invece, ne dedichiamo alla lettura della Parola, all’ascolto delle persone che vivono accanto a noi o a informarci seriamente su ciò che accade nel mondo. Le ubriachezze, in senso più ampio, rappresentano quelle condizioni in cui si perde il contatto con se stessi, con gli altri e con la realtà. Pensiamo agli “ubriachi di fake news”, che immaginano complotti ovunque dopo aver ascoltato l’ennesima “rivelazione sensazionale” diffusa su TikTok dall’esperto di turno, senza prendersi il tempo di verificare i fatti o approfondire la conoscenza della realtà. Gli affanni della vita, forse, rappresentano la causa più pesante dell’appesantimento del cuore. Come si può ascoltare se stessi, il prossimo o il mondo, quando si vive in costante agitazione, rincorrendo senza sosta cose da fare?
Gesù ci avvisa con forza: «State attenti, non appesantite il cuore», perché solo un cuore aperto e leggero può fare spazio al Signore che viene a incontrarci.
Vieni Signore, aiutaci a preparare il nostro cuore, perché desideriamo fare in questo nuovo anno liturgico, un salto di qualità nella nostra vita cristiana. Buon Avvento a tutti!