Buongiorno a tutti! La prima domenica dopo Natale è tradizionalmente dedicata alla Famiglia di Nazareth. La vicinanza di questa ricorrenza al Natale ci ricorda che al centro del Natale ci sono un Bambino e una Famiglia, che la Chiesa propone a tutte le famiglie come modello. È vero, qualcuno potrebbe obiettare che la Famiglia di Nazareth abbia caratteristiche troppo distanti da quelle delle famiglie concrete per essere considerata un modello realistico. Tuttavia, è altrettanto vero che i modelli sono punti di riferimento che aiutano a elevare l’asticella dei nostri limiti attuali. Sono provocazioni che ci spingono a interrogarci e a verificare se stiamo vivendo la nostra esperienza familiare secondo il progetto di Dio. Mettiamoci in ascolto della Parola, con fede e cuore aperto.
Provate solo a immaginare il cuore di Maria e Giuseppe nel momento in cui scoprono che Gesù non è nella carovana con cui stanno facendo ritorno a casa, a Nazareth. È facile immaginare il loro petto che quasi scoppia al pensiero che possa essere accaduto qualcosa di terribile al Figlio che Dio aveva affidato loro per farlo nascere e crescere. Un dettaglio interessante è il momento in cui si accorgono della sua assenza. Luca ci dice che se ne rendono conto dopo un’intera giornata di cammino. Istintivamente potremmo pensare: Ma che genitori sono Maria e Giuseppe? Dovrebbero essere denunciati per mancata custodia di minore! Sarebbe stato meglio, potremmo aggiungere, tenerlo sempre accanto a loro per evitare una simile situazione. In realtà, non c’è nulla di strano. Dobbiamo considerare la struttura delle carovane in pellegrinaggio, solitamente divise in due gruppi: gli uomini adulti davanti e le donne dietro, mentre i bambini, come sempre, correvano e giocavano qua e là, tra l’inizio e la fine della carovana. Mi immagino Maria e Giuseppe che, alla fine della giornata, durante la sosta in una locanda, si pongono l’uno all’altra la fatidica domanda: «E Gesù dov’è?» Maria potrebbe aver detto: «Non era con te?» e Giuseppe risposto: «No, io pensavo che fosse vicino a te!». Il terrore di quel momento è espresso dalle parole che Maria rivolge a Gesù quando, due giorni dopo, lo trovano nel Tempio: «Tuo padre ed io ti cercavamo angosciati».
Personalmente, mi consola sapere che anche Maria ha conosciuto paura e angoscia. Spesso la invochiamo per le nostre preoccupazioni e affanni, e questo episodio ci dà la certezza che può comprenderci, perché anche lei li ha vissuti. La risposta di Gesù a Maria, però, è un vero colpo al cuore: «Non sapevate che devo occuparmi delle cose del Padre mio?». Maria e Giuseppe, racconta l’evangelista, ascoltano con la bocca aperta, senza comprendere appieno quelle parole. Davanti a ciò che ci sconcerta, abbiamo due possibilità: possiamo ignorarlo, evitando di pensarci, oppure cercare di illuminarlo con pazienza, per comprenderlo e inserirlo nel progetto più grande che Dio, giorno dopo giorno, tesse con la sua Provvidenza per ciascuno di noi. Questo è esattamente ciò che facevano Maria e Giuseppe. La vita aveva insegnato loro questa pazienza sin dall’inizio: basti pensare al tormento di Giuseppe nell’apprendere che Maria aspettava un bambino non suo, o alla fuga improvvisa da Betlemme per sfuggire alla furia omicida di Erode. La Famiglia di Nazareth, definita in un inno come “esperta nel soffrire”, ci invita ad accogliere la vita in tutte le sue sfaccettature, sia quelle gioiose che quelle difficili. E ci insegna che, proprio attraverso le situazioni più complicate, possiamo imparare a dare un senso più profondo a ciò che il Signore ci chiama a vivere giorno per giorno.
O Famiglia di Nazareth, continua a provocarci, perché anche noi desideriamo dire ogni giorno un sì pieno alla volontà di Dio. Buona domenica della Santa Famiglia a tutti!