Cristo Re dell’Universo – 24 novembre 2024

Buongiorno a tutti! Con la solennità di Cristo Re dell’Universo, siamo giunti al compimento dell’anno liturgico. Riconoscere che Cristo è Re significa riconoscere che Egli è al centro e al primo posto nella vita del credente. Il Vangelo che stiamo per ascoltare, riproponendoci un breve passaggio del processo di Gesù davanti a Pilato, ci invita a entrare dentro noi stessi per domandarci se il Regno che Gesù ha inaugurato, fondato sull’amore per Dio e per il prossimo, è davvero l’obiettivo principale del nostro agire. Mettiamoci in ascolto attento della Parola.

Il tema della regalità è centrale nell’interrogatorio a cui Pilato sottopone Gesù. «Sei tu il re dei Giudei?», gli chiede in modo diretto. Il Nazareno non si sottrae alla risposta e dichiara positivamente di essere sì un re, ma un re differente da tutti gli altri: «Il mio regno non è di questo mondo». Forse è proprio questo che l’evangelista vuole mostrarci mettendo Gesù e Pilato l’uno di fronte all’altro: due modi diversi di regnare. Da una parte, il regno di Pilato, fatto di violenza, dominio dispotico e menzogna; dall’altra, quello di Gesù, caratterizzato dalla mitezza, dall’umiltà fino alla totale offerta di sé, e dalla verità. Due modi di regnare che ci interpellano e ci chiedono di scegliere da che parte stare, quale sia il regno che invochiamo e per il quale ogni giorno diciamo di impegnarci. Se qualcuno ci domandasse a bruciapelo quale regno desideriamo, probabilmente non esiteremmo a rispondere che è quello di Cristo. Dovremmo allora guardare con sincerità dentro di noi per verificare se, in realtà, nel nostro cuore emergono i tratti di violenza, dominio e menzogna propri del regno mondano, incarnato nella sua forma peggiore da Pilato.

Potremmo riconoscerci violenti ogni volta che annulliamo senza pietà l’altro, sia con le parole che con l’indifferenza; quando vogliamo avere ragione a tutti i costi alzando il tono della voce; quando insistiamo per avere sempre l’ultima parola. In quei momenti, dovremmo ricordarci dell’insegnamento di Cristo, che ci invita a imparare da lui la mitezza e l’umiltà del cuore. Potremmo anche riconoscerci tiranni quando sgomitiamo per ottenere un po’ di potere; quando cerchiamo di essere riconosciuti a tutti i costi per il nostro valore; quando tentiamo in ogni modo di volgere le cose a nostro vantaggio, perseguendo ciò che vogliamo noi e non ciò che vuole il Signore. Anche in quei momenti, dovremmo ricordare il Signore e Maestro che, chinandosi a lavarci i piedi, ci dice: «Vi ho dato l’esempio, perché anche voi facciate come ho fatto io». Potremmo infine riconoscerci menzogneri quando, ipocritamente, mascheriamo i nostri difetti per apparire agli occhi degli altri più bravi e più santi di quanto siamo realmente. In quei momenti, dovremmo ascoltare le parole che Gesù, senza mezzi termini, rivolge agli scribi e ai farisei, chiamandoli ipocriti e sepolcri imbiancati. E, soprattutto, dovremmo fissare lo sguardo su di lui per imparare a essere veri e accogliere fino in fondo la testimonianza della verità che ci ha portato.

Potremmo, dunque, dichiararci apparentemente schierati dalla parte di Cristo, mentre, in realtà, siamo impegnati nel versante opposto. Se vogliamo davvero capire per quale “re” stiamo lavorando e quale regno intendiamo edificare, dobbiamo porci oggi di fronte ai “re crocifissi” del nostro tempo, ovvero a quanti, ancora numerosi, continuano a morire innocenti. Penso ai tanti, troppi bambini vittime delle guerre; ai tanti, troppi bambini che muoiono di fame. Di fronte a queste fragili esistenze, la nostra coscienza è chiamata a rispondere a un appello pressante: «Che cosa stai facendo per me? Quale mondo stai costruendo per impedire che queste tragedie continuino? Quale regno stai invocando quando preghi il Padre nostro?».

Signore, aiutaci a comprendere, oggi e ogni giorno, che la violenza, la volontà di dominio e la menzogna di Pilato non sono realtà che riguardano solo gli altri, ma qualcosa che ci appartiene. Donaci di capire il senso profondo della tua regalità, perché possiamo incarnare nella nostra vita il tuo esempio di mitezza, umiltà e verità. Auguro a tutti, di vero cuore, una buona solennità di Cristo Re dell’Universo.