Carissimi amici,
La Pasqua che viviamo quest’anno è sicuramente una Pasqua diversa e insolita. L’esperienza di fragilità che stiamo vivendo ci preoccupa, ci fa paura a tratti, ci lascia sgomenti. Eppure, la dimensione cristiana della nostra vita ci dovrebbe aiutare a capire meglio il mistero profondo della vita, della nostra umanità e della nostra fede in Gesù.
L’esperienza che stiamo vivendo in questi giorni a me pare un po’ l’esperienza di solitudine e di abbandono che Gesù ha vissuto nei suoi ultimi giorni; dall’osanna festante del giorno delle palme al dolore del giovedì e venerdì santo, abbandonato dai discepoli, ma soprattutto anche dai dodici apostoli, tradito da Giuda, sconfessato da Pietro; solo, di fronte alla tragedia della condanna ed esecuzione della pena capitale. Anche noi ci sentiamo abbandonati, soli, impotenti; ma in questa condizione abbiamo un compagno di disgrazia formidabile: Gesù. Mai come in quest’anno sento forte la vicinanza di Gesù e percepisco tutta la tragedia della sua passione e morte; il fallimento apparente dell’esistenza umana per Gesù, la percezione netta che non siamo padroni della nostra vita per me.
Allora, in modo ancora più forte, irrompe la grazia della resurrezione: Gesù ha vinto la morte, ci ha salvato dal nostro peccato, ci ha liberato dalla fragilità della nostra condizione umana, trasformando la nostra vita. Oh, quanto è vero che la tua resurrezione, Gesù, ha cambiato e cambia la nostra esistenza e dà senso anche a questo periodo. Ho avuto tempo in questa settimana di meditare un po’ di più i capitoli del vangelo di Giovanni che la liturgia ci ha donato, come Gesù chieda a ciascuno di noi di riconoscerlo come messia e figlio di Dio; messia, che ci libera dalla schiavitù del peccato e della morte, figlio di Dio, che ci propone di entrare nella dimensione e comunione di amore che lui vive con il Padre e lo Spirito santo. Se abbiamo un po’ più di tempo, non sprechiamolo e cerchiamo di approfondire questo mistero di amore, al quale siamo chiamati a rispondere con la nostra vita. È un abbraccio salvifico e consolante di amore, ci toglie la paura, ci libera dalla fragilità, ci fa comprendere il senso vero della nostra vita.
Un altro pensiero mi viene chiaro in questo tempo: ci manca la comunità, ci manca il ritrovarci insieme intorno all’altare della Parola e del Corpo e Sangue di Gesù. Questo a me ha fatto capire quanto, accanto alla dimensione verticale della fede (mio rapporto diretto con il Signore), ci sia la dimensione orizzontale della fede (il mio rapporto con i fratelli). Riscopro, giorno per giorno, la dimensione comunitaria della Chiesa, il fatto che il dono della resurrezione e della salvezza è un dono comunitario, da condividere.
E allora, l’augurio mio più grande, è quello di sentirci ancora più vicini a Gesù, morto e risorto, e alla nostra Chiesa, che ci fa vivere l’esperienza del Risorto. Con i nostri cari, potremo abbracciarci in modo virtuale questa Pasqua, vedendoci o sentendoci sul telefonino; allo stesso modo possiamo fare con Gesù con i mezzi di comunicazione che abbiamo a disposizione. Ma questo non ci toglie la presenza reale né dei fratelli, né di Gesù. Il Signore risorto riempia il nostro cuore del suo amore e della sua fiducia.
Buona e santa Pasqua a tutti voi.
Francesco Benvenuto
Ci uniamo a Francesco per fare a tutti i più affettuosi auguri per una Pasqua ricca di grazia nella luce del Risorto! Come gli altri anni vi invitiamo ad unirvi in preghiera con noi alle ore 15 del Venerdì Santo contemplando Gesù nel suo dono supremo di Amore. Vi proponiamo un pensiero del 1988 di Don Paolo, di cui ricordiamo la nascita al Cielo l’11 aprile.
La famiglia del Centro Nazareth