Buongiorno a tutti! Chi di voi è senza peccato? È la domanda disarmante che Gesù ci pone nella quinta domenica di Quaresima, per invitarci a entrare sempre più nella logica della misericordia. Se, come abbiamo imparato dalla parabola del fico, la conversione significa dare frutti, allora il frutto del seme della misericordia – su cui ci siamo soffermati a meditare con la parabola del figlio prodigo, domenica scorsa – non può che essere il desiderio che l’altro cresca, maturi, diventi migliore. Riflettiamoci insieme, riascoltando con mente e cuore aperti l’incontro del Nazareno con la donna adultera.
Gli scribi e i farisei che pongono di fronte a Gesù una donna sorpresa in flagrante adulterio confondono la “giustizia” con il “giustizialismo”, ovvero con un modo di intendere la giustizia che considera la legge più importante delle persone. Nei tribunali campeggia la scritta che ricorda che la legge è uguale per tutti – nel senso, non sempre rispettato, che tutti siamo uguali di fronte alla legge. Ma è anche vero che le persone e le loro storie sono tutte diverse l’una dall’altra, e che, se non si tengono presenti tali differenze, se cioè la legge viene applicata senza considerare le persone nella loro singolarità, si rischia di cadere nel giustizialismo. Si rischia, cioè, di commettere vere e proprie ingiustizie. L’adultera aveva diritto a un regolare processo. Il fatto che venisse portata da Gesù – che, di fatto, non aveva alcuna autorità giuridica per esprimere un giudizio nei suoi confronti – è una procedura del tutto anomala, per non dire illegittima. Gli scribi, esperti della Scrittura, sapevano benissimo che l’adulterio non si compie da soli. Eppure se la prendono con l’adultera e non con l’adultero, pur sapendo che la Legge di Mosè è severa e categorica con entrambi: «Se uno commette adulterio con la moglie del suo prossimo – dice il libro del Levitico – l’adultero e l’adultera dovranno esser messi a morte» (Lv 20, 10). Il giustizialismo – cioè l’atteggiamento di chi corre subito alle conclusioni senza conoscere pazientemente i fatti – è un modo di fare giustizia che, in realtà, non rispetta la giustizia. Pensiamo, solo per fare un esempio, ai processi che si svolgono senza appello nei talk-show televisivi, nei giornali di carta e online, ma ancor più nei social e nelle chiacchiere da salotto. C’è inoltre da dire, a proposito degli scribi e dei farisei, che essi sono doppiamente in malafede, perché utilizzano il caso dell’adultera con il solo scopo di mettere alla prova Gesù. Potremmo dire, senza rischio di esagerare, che si tratta di un vero e proprio caso di strumentalizzazione della giustizia. Fermo restando che ogni forma di strumentalizzazione è sbagliata – perché fa perdere di vista i valori – quella delle persone è ancor più grave: quando le persone vengono usate, sfruttate, impiegate come esche per scopi secondari, si viola profondamente la loro dignità. Le persone vanno sempre rispettate nella loro unicità e nella loro dignità, chiunque esse siano, anche se si fossero macchiate dei peccati peggiori.
La misericordia è la giustizia di Dio e deve diventare anche il fondamento della nostra giustizia. «Chi è senza peccato?», chiede Gesù. Tutti siamo nella stessa barca, tutti abbiamo bisogno di amore, di sostegno, di comprensione, di aiuto. La misericordia non è un premio per un cambiamento già avvenuto, ma l’amore preveniente che può dare avvio a un percorso di cambiamento profondo. San Giovanni Bosco, santo educatore che ha lasciato una traccia profonda nel cuore di tanti giovani e tante giovani, aveva elaborato un metodo pedagogico chiamato “sistema preventivo”, fondato sulla consapevolezza che, per aiutare le nuove generazioni a crescere come buoni cristiani e onesti cittadini, bisogna amarle gratuitamente. Non si tratta di giudicarle, ma di amarle. Puntare il dito per sottolineare i difetti non serve a molto: serve piuttosto rigenerare il cuore attraverso l’unica realtà che può farlo: l’amore! È esperienza comune – anche se spesso lo riconosciamo più come esigenza da ricevere che da offrire – che solo in un contesto in cui le persone si sentono amate e accolte si creano le condizioni per crescere e migliorare.
Aiutaci, Signore, a comprendere il tuo amore, a farlo nostro e, soprattutto, a testimoniarlo con le persone che condividono il nostro cammino. Buona continuazione del cammino quaresimale a tutti!