Buongiorno a tutti. Quest’anno, la quarta domenica del Tempo Ordinario coincide con la solennità della Presentazione al Tempio di Gesù, una ricorrenza da tempo associata a due intenzioni di preghiera particolari: la vita consacrata e la vita in generale. In un periodo di crisi delle vocazioni di speciale consacrazione e delle famiglie, il Vangelo ci offre luce e orientamento per le scelte da compiere, sia a livello personale che comunitario. Mettiamoci dunque in ascolto attento di questo momento speciale nella storia della Santa Famiglia di Nazareth.
Il racconto della Presentazione al Tempio ci mette di fronte ad alcuni tratti della Santa Famiglia di Nazareth che possono certamente aiutare la vita di tutte le famiglie e comunità. Certo, qualcuno potrebbe obiettare che si tratta di una famiglia assolutamente fuori dall’ordinario: unica nel suo genere, difficile da imitare e da raggiungere come modello. Probabilmente chi afferma questo dice il vero, ma ciò non deve diventare un alibi per non cercare, con i mezzi di cui disponiamo e con l’aiuto che il Signore ci dona, di assomigliarle almeno un poco. Proviamo allora a lasciarci provocare dalla testimonianza dei genitori di Gesù.
Innanzitutto, Luca ci tiene a sottolineare che Maria e Giuseppe sono attenti nel compiere ciò che la Legge di Mosè prescrive. La loro osservanza, però, è bene sottolinearlo, non è espressione di bigottismo, inteso come un attaccamento ai riti motivato solo dal desiderio di non venir meno alle tradizioni. Lo si può dedurre dal fatto che Maria e Giuseppe, accettando di diventare i genitori del Salvatore del mondo, erano pienamente consapevoli che la fede è sempre il cammino di un popolo e che non può esistere fede senza carità e speranza. Due realtà che, per essere veramente vissute, necessitano della relazione con l’altro e dell’amore concreto condiviso con chi cammina con noi.
In secondo luogo, Maria e Giuseppe vivono in modo accogliente ed equilibrato l’incontro tra generazioni. Nel brano evangelico sono presenti due anziani, Simeone e Anna. La scena descritta da Luca è bellissima e possiamo facilmente immaginarla: due giovani salgono le scale del Tempio con in braccio un bambino appena nato. Stanno per varcare la porta quando vedono un vecchio con gli occhi sgranati e commosso per la visione che gli si presenta davanti. Quasi strappa il Bambino dalle braccia della madre, lo solleva verso l’alto e inizia a cantare di gioia, benedicendo Dio per avergli fatto incontrare la luce delle genti. Una scena potente, che avrebbe potuto concludersi immediatamente se Maria e Giuseppe fossero stati diffidenti, chiusi nei confronti del prossimo. Invece, vivono l’incontro intergenerazionale con atteggiamento di accoglienza, certi che chi ha vissuto saggiamente la propria vita può offrire una parola capace di aiutare a comprendere meglio un mistero in cui loro stessi sono coinvolti. Essi sanno, in pratica, che non si può avere visione del futuro e comprensione piena del presente se si tagliano senza pietà le radici della storia. Dovremmo rifletterci attentamente quando si liquidano le generazioni che ci hanno preceduto come improduttive per l’economia. Una società senza nonni potrebbe diventare una società senza sogni.
Infine, Maria e Giuseppe sono disposti ad accogliere anche parole scomode. Il Bambino sarà “segno di contraddizione”: è la luce del mondo, ma una luce contraddetta, cercata e rifiutata, amata e crocifissa, sconfitta e vittoriosa. Simeone, rivolgendosi a Maria, le profetizza una grande sofferenza: “una spada trafiggerà la tua anima”. Non sono parole rassicuranti. Chi vorrebbe sentirle nel giorno del battesimo del proprio figlio? Eppure, in questo, i genitori di Gesù sono un meraviglioso modello di coraggio. Sanno già che il loro cammino sarà difficile. Confidano certamente nell’aiuto del Signore, ma ciò non significa essere esentati dal dolore e dalla sofferenza.
Signore, aiutaci a guardare con stupore e grande gioia il modello della Famiglia di Nazareth. Fa’ che possiamo camminare nella vita con la fede, la speranza e la carità di Gesù, Maria e Giuseppe. Così sia.