Buongiorno a tutti. La terza domenica del Tempo Ordinario ci conduce nella sinagoga di Nazareth in cui ascoltiamo Gesù leggere le profezie di Isaia e dichiararle compiute nella sua persona e nella sua storia. Tra gli aspetti legati alla sua missione, il Messia annuncia anche l’“anno di grazia del Signore”, che la Chiesa oggi identifica come il Giubileo: un anno di remissione dei peccati e di riconciliazione con Dio, tra le persone e con tutto il creato. Ascoltiamo con fede la Parola.
La pagina del Vangelo che abbiamo appena ascoltato è ambientata a Nazareth, il piccolo centro abitato dove Gesù ha trascorso la maggior parte della sua esistenza. Si trattava di un villaggio semplice, forse neanche così importante, tanto che non viene mai citato in nessun libro dell’Antico Testamento. Nei centri piccoli tutti conoscono tutto degli altri. Come dimenticare ciò che accadde a Maria e Giuseppe trent’anni prima? Tutti avevano capito che c’erano stati dei problemi, ma nessuno conosceva con precisione i retroscena della loro vicenda matrimoniale. In ogni caso, qualunque cosa fosse successa, una cosa era certa: Maria, Giuseppe e Gesù erano considerati da tutti una famiglia virtuosa, bella, capace di mettere Dio e la sua Parola al centro e al primo posto. Da qualche tempo, però, qualcosa stava cambiando: le assenze prolungate di Gesù e, ultimamente, la fama di predicatore che si era pian piano affermata in tutta la Galilea. In tutte le sinagoghe, quanti lo ascoltavano rimanevano ammirati dalle sue parole. Anche a Nazareth era arrivata questa voce, e i suoi compaesani non vedevano l’ora di incontrare questo loro conterraneo diventato così famoso. Finalmente arriva il giorno. Si era sparsa la notizia che, di sabato, Gesù avrebbe partecipato alla preghiera comunitaria. L’attesa cresceva, e la sinagoga era gremita. Tutti gli sguardi erano puntati su di lui. Quando si alza dal suo posto per prendere i rotoli che il rabbino gli porge, Gesù proclama solennemente nell’assemblea una delle profezie di Isaia che parlano del Messia e della sua missione: «Lo Spirito del Signore è sopra di me, perché mi ha consacrato con l’unzione; mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio… a proclamare l’anno di grazia del Signore». Appena finito di leggere, Gesù riavvolge il rotolo, alza lo sguardo e pronuncia parole che lasciano tutti interdetti: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato». Mi immagino gli occhi sbarrati dei presenti, che cercano conferme negli sguardi degli altri perché non sono sicuri di aver capito bene. Dallo stupore iniziale si passa rapidamente all’indignazione: «Ma si è montato la testa il figlio del falegname? Non crederà davvero di essere il Messia! Noi sappiamo tutto di lui. È una brava persona, niente da dire, ma da qui a farci credere che il personaggio descritto dal profeta Isaia sia lui ce ne corre!». A differenza dei successi ottenuti da Gesù nelle altre sinagoghe, a Nazareth le cose prendono una piega negativa. Il rifiuto, inizialmente solo espresso a parole, degenera fino alla decisione di portarlo fuori dalla città e tentare di gettarlo giù dal burrone. L’inizio del ministero pubblico di Gesù è così segnato dal combattimento e dal rifiuto.
È interessante riflettere sul perché di questo rifiuto. Qual è la vera motivazione che induce i nazaretani a prendere le distanze da Gesù e a non considerare neanche per un attimo le sue parole? Lo si può riassumere in una sola parola: pregiudizio! I nazaretani erano convinti di sapere tutto della sua storia personale e familiare. Ma quando si è convinti di sapere tutto su qualcuno, non c’è spazio per approfondire la conoscenza. Quando affibbiamo un’etichetta a una persona, quella sembra rimanere indelebile per sempre. Le persone, però, sono molto più di quello che pensiamo o sappiamo di loro. Sono un mistero, qualcosa che non si finisce mai di conoscere. Questo vale per tutti, e a maggior ragione per Dio.
Conosci Gesù? Che cosa sai davvero del Signore? Solo ammettendo di non sapere tutto, di conoscere solo in parte, potremo aprirci alla possibilità di progredire nella conoscenza del mistero della sua persona.
Signore, aiutaci a superare le immagini che ci siamo costruiti di Te. Smontale, affinché, attraverso l’ascolto della tua Parola, possiamo imparare sempre di nuovo a conoscerti in profondità. Così sia.