II Tempo Ordinario – 19 gennaio 2025

Buongiorno a tutti! Nel miracolo delle Nozze di Cana, Gesù, dice l’evangelista Giovanni, si manifesta ai suoi discepoli nella sua gloria. La parola “manifestazione”, ovvero “epifania”, prolunga la luce del Natale. Dopo l’adorazione dei Magi e il Battesimo di Gesù, questa luce si estende nel Tempo Ordinario, invitandoci a riconoscere il Cristo che si rivela nella nostra vita personale e nella storia di tutti, per accoglierlo e vivere nella gioia. Mettiamoci in ascolto del Vangelo.

Il racconto evangelico del miracolo delle Nozze di Cana si comprende appieno solo alla luce delle ultime parole che abbiamo ascoltato: «Questo, a Cana di Galilea, fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù; egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui». Il miracolo di Cana è un “segno”, e non un segno qualunque: è il primo dei segni compiuti da Gesù con un intento preciso, quello di aiutare i discepoli a riconoscerlo e ad accoglierlo nella sua vera gloria. Ma cosa significa esattamente che i discepoli devono, attraverso i segni, riconoscere e accogliere Gesù nella sua vera gloria?

Mi rendo conto che queste parole possano sembrare astratte, lontane, o troppo teologiche. In realtà, non lo sono affatto, se consideriamo cosa intende l’evangelista Giovanni quando usa il termine “gloria”. Nel pensiero comune, la gloria appartiene a chi ha successo, compie gesti eroici o realizza cose straordinarie, come i miracoli. Ma la gloria di Cristo non ha nulla a che vedere con tutto questo. Nel Vangelo di Giovanni, infatti, il momento della glorificazione coincide con la Crocifissione. Pensateci un attimo: come potevano i discepoli considerare glorioso qualcosa che, agli occhi del mondo, appariva come una sconfitta? Cosa c’è di glorioso, esaltante o straordinario in un uomo che muore in croce? Per evitare che i discepoli rimanessero scandalizzati, bloccati dalla sua morte sulla croce, Gesù compie prima dei segni, dei miracoli, per far loro comprendere che la vera potenza, quella che salva il mondo e realizza il miracolo dei miracoli, non risiede in quegli stessi segni, ma nell’amore più grande: l’amore che si manifesta nell’offerta totale della vita per ogni uomo, senza eccezioni. Lo diciamo spesso: è più facile credere nel giorno di Pasqua che nel Venerdì Santo; è più facile confidare nel Gesù che compie miracoli che non nel Gesù che, nel Getsemani, dice al Padre: «Non la mia, ma la tua volontà sia fatta».

Tutte queste verità sono racchiuse nel dialogo tra Maria e Gesù nel Vangelo delle Nozze di Cana. Quando Maria si accorge che manca il vino, simbolo della gioia, si rivolge a suo Figlio per farglielo presente. La risposta di Gesù sembra brusca, quasi distaccata: «Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora». Notiamo due particolari: Gesù si rivolge a Maria chiamandola “donna”, e non “madre” o, più affettuosamente, “mamma”. Inoltre, la frase «che vuoi da me?» sembra quasi voler prendere le distanze, come a dire: «Non intrometterti». In realtà, l’evangelista Giovanni sceglie queste parole con estrema cura, perché possano trovare il loro pieno significato più avanti nel suo Vangelo, nel momento della Crocifissione. Infatti, è proprio sulla croce che Gesù, rivolgendosi a sua madre, la chiama di nuovo “donna”. Questo termine collega profondamente il racconto delle Nozze di Cana con il momento della Crocifissione. Ma perché? Alle Nozze di Cana, Maria è attenta, premurosa, e si prende cura degli altri. Si preoccupa che agli sposi non manchi il vino, che è simbolo di tutte le carenze che l’uomo sperimenta. Ma quel vino è, soprattutto, simbolo di Cristo e del suo amore versato senza misura, un amore che toccherà il suo culmine proprio sulla croce. Il “vino” di cui Maria si preoccupa è quello che manca davvero: l’amore di Cristo! Se l’abbiamo, abbiamo la “vera gioia”; se non l’abbiamo, nulla può dissetarci davvero. Questo vino, questa “vera gioia”, possiamo averlo solo se accogliamo le parole che Maria rivolge ai servi: «Tutto quello che Gesù vi dirà, fatelo!»

Signore, rendici ogni giorno disponibili ad accogliere questo invito, affinché la nostra vita e quella del mondo siano piene della gioia del tuo amore. Buona domenica di vero cuore a tutti!