XXVIII Domenica del Tempo Ordinario – 13 ottobre 2024

Buongiorno a tutti! Chi di noi può definirsi ricco? Quando Gesù nel Vangelo mette in guardia i ricchi dicendo “guai a voi” sta parlando solo alle persone che hanno grandi disponibilità economiche? Eppure, credo, che sebbene non possediamo un deposito pieno di soldi come Paperon de Paperoni, c’è un senso in cui possiamo vedere anche in noi la ricchezza come un limite per entrare pienamente nel progetto del Regno. Mettiamoci in ascolto.

Un tale, dice l’evangelista Marco, si reca da Gesù per porgli una domanda. Vuole sapere che cosa deve fare per guadagnarsi legittimamente il Paradiso. Non sta cercando scorciatoie per entrarvi, ma la via preferenziale per accedervi di diritto dopo la morte. Gesù risponde, ponendo davanti all’uomo, l’impegno di osservare i comandamenti. Specialmente quelli che riguardano il rispetto del prossimo e dei suoi beni. Gli sta proponendo, in pratica, una vita virtuosa, BUONA, in cui l’altro è considerato nel suo giusto valore. Gli sta chiedendo, detto in altre parole, di essere un uomo MORALMENTE BUONO. Il tale, al sentire questa indicazione, non sembra soddisfatto. Le cose che Gesù gli sta proponendo gli appaiono scontate, ovvie. Sono esattamente quelle che si è sempre sforzato di realizzare nel corso della vita.

Gesù sa d’avere di fronte un uomo sincero. E poiché non è facile trovare uno ben intenzionato a fare sul serio con Dio, alza l’asticella, chiedendogli di osare di più: vendi tutto ciò che possiedi, dai il ricavato ai poveri, poi vieni e seguimi. Qual è il senso di questa seconda indicazione? Per quale motivo Gesù non gliel’ha proposta prima? Mi viene da rispondere in questo modo: Gesù è un Maestro che propone, a differenza di quanto facciamo noi molto spesso, percorsi di fede graduali. Sa che c’è la necessità di progredire un po’ alla volta verso mete sempre più elevate.

Dal modo in cui Gesù risponde alle richieste del tale, si comprende che la via per entrare nella vita eterna, per avere una vita piena, una vita che potremmo definire “eucaristica”, richiede l’impegno in favore del bene di tutti. La vita eucaristica è la vita che consiste nel fare della propria vita un dono. Mi chiederete: dove si trova la proposta di una vita eucaristica nelle parole di Gesù? La si riconosce nel punto in cui viene chiesto di “vendere tutto”. Pensateci un poco. Quando non avete più nulla di materiale da dare agli altri, vi rimane sempre qualcosa da offrire, la più importante: VOI STESSI! Fare della propria vita un dono, rendere, con l’aiuto del Signore, la propria vita EUCARISTICA, non è qualcosa che si realizza in un attimo, ma con l’impegno, progressivo, di tutta la vita. E questo è vero per tutti. Non solo per chi ha molti beni, come il tale del nostro racconto evangelico. Perché quando si è troppo pieni di se stessi, non si può sperimentare quella pienezza di vita che si realizza con l’accoglienza dell’altro, sia che si tratti dell’altro, come spesso diciamo, con la “A” maiuscola che dell’altro con la “a” minuscola. Chi fa questa esperienza vede che la vita si dilata ad accogliere cento volte tanto quello che si dà: chi lascia casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi per causa di Gesù e del Vangelo, riceve già ora, in questo tempo, moltiplicate per cento, case, fratelli, sorelle, madri, figli e campi, insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrà. Chi vive la dinamica della vita eucaristica, chi fa della propria vita un dono, vede fiorire le relazioni, l’amore, l’amicizia, la vita, anche se si dovesse trovare in mezzo alle difficoltà.

Signore, aiutaci, a compiere sino in fondo il cammino del nostro discepolato. Fai che non ci limitiamo a vivere solo una vita buona, fatta del doveroso rispetto verso il prossimo, ma osiamo ambiziosamente sperare di vivere una vita eucaristica, in cui noi stessi diventiamo generosamente dono per il mondo intero. Buona domenica di vero cuore a tutti!

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