Buongiorno a tutti! L’ascolto del Vangelo della venticinquesima domenica del tempo ordinario ci spinge nel profondo del cuore per vedere quale sia l’ordine delle nostre priorità, cosa normalmente mettiamo al centro e al primo posto e cosa, invece, poniamo all’ultimo. Mettiamoci in ascolto attento del Vangelo per verificare se il criterio evangelico con cui individuiamo ciò che è primo e ciò che è ultimo corrisponde a quello di Gesù!
Sono in tutto tre gli annunci della Passione, Morte e Risurrezione che Gesù fa ai suoi discepoli lungo la via. Domenica scorsa abbiamo sentito il primo unito alla reazione di Pietro: «Dio te ne scampi!». Un’espressione che sotto sotto celava lo sconcerto suo e di tutti gli altri di fronte alla profezia della Croce. Nel vangelo di oggi ci viene proposto il secondo annuncio della Passione, Morte e Risurrezione. Gesù insiste sull’indentità messianica del Figlio dell’uomo. Sente in cuor suo l’urgenza di aiutare i discepoli a comprendere la vera essenza del Regno, a sposarne la logica, giungendo a pensare secondo Dio e non secondo gli uomini. Ma ancora una volta la risposta è di un grande sconcerto. Non c’è più nessuno che dica «Dio te ne scampi!». Anzi, si chiudono tutti in un silenzio imbarazzante. Dice l’evangelista Marco: «Essi non capivano le parole di Gesù e avevano timore di interrogarlo». Quando uno non capisce, se è proprio bene intenzionato a comprendere, chiede, pone domande. Il fatto che i discepoli abbiamo timore a farlo è segno di una incapacità ad abbandonare la logica che impedisce loro di accogliere le parole del Maestro più che di una difficoltà a comprenderne il senso. Provo a spiegarmi. I discepoli capiscono bene il significato delle parole “sofferenza”, “dolore”, “morte”. Forse un po’ meno arrivano a comprendere il senso della parola “risurrezione” anche se, come molti loro contemporanei, un’idea, anche se vaga, ce l’avevano. Tuttavia, non capiscono perché Gesù li abbia voluti coinvolgere in un progetto che sembrerebbe finire prima ancora di iniziare. Provate a pensarci: rischiereste mai tutto quello che avete di più caro per un una causa che sapete in anticipo che verrà persa?
Per quel che hanno capito, i discepoli stanno scommettendo su un progetto che riguarderebbe l’inaugurazione di un regno, sul quale il loro Maestro si metterà a capo, per ripristinare giustizia e pace in Israele, ma anche per conferire privilegi e potere, come in tutti i regni di questo mondo. Ma il regno di Dio che Gesù annuncia è altro rispetto a quello che hanno loro in mente, come è altra la sua regalità. I discepoli ancora non capiscono. Lo dovranno imparare. Per questo Gesù cerca di far emergere dal loro cuore le questioni che dovranno aiutarli a comprendere la differenza radicale tra la logica evangelica del Regno e quella dei regni di questo mondo. Per quanto riguarda, per esempio, l’essere primi, l’essere chiamati a svolgere il servizio dell’autorità, l’essere punto di riferimento per altri, – e non mi riferisco solo a chi ricopre ruoli istituzionali di governo, ma a chiunque voglia vivere responsabilmente e in modo adulto la propria esistenza nei confronti del prossimo – Gesù dice che è necessario farsi ultimi e servi di tutti! Ma in che modo si realizza questo? Lo spiega Gesù stesso quando dice – ponendo al centro dell’attenzione un bambino – che si diventa ultimi non dimenticandosi di chi è più debole, fragile, ma mettendosi nei sui panni, cercando di capire le sue esigenze, le sue potenzialità e limiti, per aiutarlo a realizzare i suoi sogni, le sue speranze, le sue attese per il futuro, per aiutarlo, in definitiva, a dare compimento alla propria umanità secondo il progetto di Dio.
Signore, aiutaci a diventare primi secondo la logica del tuo regno mettendoci al servizio delle fragilità e debolezze dei nostri fratelli e sorelle. Così sia! Buona domenica di vero cuore a tutti!