Buongiorno a tutti! Il racconto della tempesta sedata è l’esatta prosecuzione delle parabole del seme su cui ci siamo soffermati a meditare insieme domenica scorsa. In quelle parabole, se ricordate, si metteva in luce la capacità della Parola di impiantare il Regno di Dio nel cuore dei discepoli e della storia. Sì, possono esserci sassi e rovi che oppongono resistenza al suo radicamento. Cose risolvibili, pensiamo noi, con una buona pulizia del campo, con un supplemento di impegno nel cammino di conversione. Ma a volte, la traversata della vita, ci mette di fronte situazioni estreme in cui avere fiducia nel Signore e nella sua Parola non è poi così scontato. Riflettiamo su questo mettendoci in ascolto del Vangelo.
Quando ti fidi di qualcuno, non ti fai troppe domande. Credo che sia questo l’atteggiamento dei discepoli di Gesù nel momento in cui lapidariamente dice: «Passiamo all’altra riva». Avrebbero potuto chiedere, giusto per organizzarsi meglio: «Sì, Maestro, ma dove esattamente siamo diretti? Dall’altra parte del lago ci sono diverse località in cui possiamo attraccare. E poi, a parte la destinazione, cosa intendi fare in quel luogo una volta che arriveremo?». Nessuno dei discepoli chiede precisazioni. Si fidano ciecamente del Maestro. C’è un particolare che l’evangelista Marco, pur nella brevità del racconto, scarno di particolari, evidenzia. I discepoli – dice – una volta che Gesù ebbe congedata la folla, lo presero sulla barca “così com’era”. Ogni volta che sento questo particolare mi viene spontaneo domandarmi: com’era Gesù in quel momento? Visto che subito dopo viene presentato mentre dorme placidamente nel bel mezzo di una tempesta e che neanche i tuoni e il trambusto dei discepoli disperati riescono a svegliarlo mi viene da dire che fosse SFATTO DALLA STANCHEZZA. Mi piace che non venga nascosta la stanchezza di Gesù. Era un uomo come noi dopo tutto. Anche lui aveva bisogno di riposare, di riprendere il fiato, di riacquistare un po’ di energie. A volte si ha paura ad ammettere che si è stanci e deboli. Ammalati di efficientismo come siamo, preoccupati che gli altri pensino di noi che abbiamo sempre tutto sotto controllo, facciamo di tutto per nasconderlo. Gesù visibilmente stanco, viene accolto dai suoi amici sulla barca così com’è. Il fatto che non simuli la stanchezza e debolezza dandosi arie da supererore ci invita a spogliarci del nostro orgoglio per fare altrettanto.
La traversata che i discepoli e Gesù stanno compiendo è di fatto una metafora della nostra vita. Siamo tutti sulla stessa barca. Il destino dell’umanità – come gli anni della pandemia ci hanno aiutato a comprendere – è comune, perché è comune la casa che l’umanità abita e il cammino che deve percorrere per viverci come Dio comanda. Una cosa è certa, lo scolvolgimento della vita, come la barca che potrebbe roversciarsi sotto l’impeto della tempesta, ci mette paura. Se poi consideriamo che il contrario della paura non è il coraggio ma la fede, non possiamo non rimanere sconvolti e impauriti nel pensare che il Dio in cui crediamo dorma placidamente mentre siamo spaventati per ciò che accade. I discepoli, quando alla fine decidono di svegliare Gesù non lo nascondono: «Maestro, – gli dicono – non t’importa che siamo perduti?». Gesù in quel momento ricostituisce l’armonia degli elementi naturali sconvolti con la sua Parola per ricordarci che è per mezzo di essa che si può orientare nuovamente il cammino per giungere verso la destinazione che Lui stesso ci aveva messo di fronte. Senza la Parola, rimane sono il timore che il NULLA sia la realtà che si profila nel futuro. Il Vangelo di questa domenica è, a ben vedere, un’occasione unica per rileggere la nostra storia, le nostre preoccupazioni e angosce, per trovare, con l’aiuto del Signore, il senso. Gesù ripete a noi oggi, nella situazione che stiamo vivendo: «Perché avete paura? Non avete ancora fede?». Questo è il nostro problema: non riuscire ad attivare in mezzo alle situazioni critiche che viviamo il senso della fede!
Perciò, Signore, sveglia la nostra fede, accrescila, perché possiamo continuare a seminare il Vangelo nelle difficoltà grandi e piccole che stiamo vivendo, e proseguire la traversata della vita con fede, speranza e amore. Buona domenica di vero cuore a tutti.