Buongiorno a tutti. Gesù oggi, solennità dell’Ascensione, sale al Cielo, ma non ci lascia soli. Lui è sempre con noi, sino alla fine del mondo. Ce l’ha promesso. Basta avere occhi nuovi, quelli della fede, per poterlo riconoscere e incontrare vivo e presente nella storia nostra e di tutti. Con la gioia nel cuore per questa buona notizia, mettiamoci in ascolto della sua Parola.
Con l’Ascensione in Cielo, Gesù compie la sua missione di seminare nel mondo la Parola che rivela l’amore del Padre per ogni creatura. Dall’Ascensione questa stessa missione è da Lui affidata ai discepoli, i quali sono chiamati ad annunciare il Vangelo con la consapevolezza d’averlo sempre accanto. Marco lo dice con poche ma chiare parole: «Il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che l’accompagnavano». Gesù, anche se è asceso al Cielo, è costantemente vicino ai suoi amici e manifesta la sua presenza attraverso dei segni, che testimoniano non quanto siano bravi e capaci di compiere prodigi, bensì quanto concreta sia la loro fede, il loro rimanere uniti a Lui come i tralci alla vite. Concentriamo per un attimo l’attenzione su questi segni.
Per prima cosa, Gesù dice che i suoi discepoli verranno riconosciuti dal fatto che «scacceranno demoni». Non credo che volesse solamente riferirsi, con queste parole, alla pratica degli esorcismi. Se fosse così, dovremmo pensare che la missione dell’evangelizzazione sia solo per i sacerdoti e non per tutti i battezzati. In realtà, l’indemoniato di cui Gesù parla non è solo uno che è posseduto dal demonio, ma, più in generale, uno che non è liberi, perchè delle forze oscure, che agiscono al suo interno, glielo impediscono. Compito dei discepoli, di tutti i discepoli, è quello di operare affinché tutti gli uomini e le donne del mondo vengano aiutati avivere liberi e a vedere riconosciuta e rispettata la loro dignità. Gesù ha donato alle persone che ha incontrato la libertà, ha restituito loro la propria dignità e chiede ai suoi discepoli di fare altrettanto! Ancora: Gesù risorto dice ai suoi discepoli che «parleranno lingue nuove». C’è, in questa indicazione, il progetto di una Chiesa in uscita, direbbe papa Francesco, che include ogni uomo, ogni lingua, ogni popolo. I discepoli di Gesù non sono chiamati a vivere la loro fede in comunità chiuse ed esclusive ma aperte all’incontro reale con tutti e con tutto. È solo la certezza che Cristo si manifesta in tutte le culture, e che in tutte le culture è possibile riconoscere i semi del Verbo, che ci deve far comprendere e discernere l’azione di Dio che è continuamente all’opera dentro e fuori i confini della nostra appartenenza ecclesiale. I discepoli, inoltre, dice Gesù, saranno capaci di «prendere in mano i serpenti» senza morire avvelenati. Sono chiamati, in pratica, a sporcarsi le mani nel mondo, a correre il rischio di contaminarsi, anche di ammalarsi, ma sempre con il desiderio di offrire a tutti il vangelo. Mi sembra di sentire una eco di quanto Gesù dice nelle parole di papa Francesco che dicono la sua preferenza per una chiesa incidentata, che si fa male mentre è in cammino, piuttosto che per una chiesa che rimane chiusa in se stessa, incapace di incontrare il mondo, di dialogare con esso, per paura di perdersi. Un ultimo carattere distintivo dei discepoli è il «prendersi cura dell’altro», del più debole, del più fragile. Gesù vuole che i suoi discepoli annuncino la misericordia di Dio più con le opere che con le parole, più con l’amore per l’uomo che con le appassionate dichiarazioni d’amore per il Signore, fatte solo di vuote parole devote.
Signore, fai che non rimaniamo con il gli occhi esclusivamente rivolti verso il Cielo, verso la meta che ci hai indicato e nella quale ci attendi, ma impariamo ad incamminarci verso di te, vivendo, con tutto noi stessi, la missione che oggi, ancora una volta, ci hai ricordato. Buona domenica dell’Ascensione a tutti.