Buongiorno a tutti! Il Vangelo della quinta domenica di Quaresima ci conduce in un campo per osservare con attenzione il destino del chicco di grano gettato in esso. In questo luogo, che segue ai quattro delle domeniche precedenti – il deserto, il monte, il tempio e la notte – , siamo chiamati ad osservare il passaggio dalla morte del chicco nel cuore della terra alla vita che esplode nella spiga carica di altri chicchi maturi, per comprendere il mistero della Pasqua e per dare speranza alle nostre piccole e grandi croci quotidiane. Mettiamoci in ascolto attento della Parola.
Gesù è a Gerusalemme per la Pasqua. Nella festa principale degli Ebrei, la città santa si riempiva normalmente di pellegrini accorsi da ogni dove, anche da oltre i confini della Palestina. Ci sono anche dei Greci, dice l’evangelista Giovanni, che sembrano però più interessati ad incontrare Gesù che a celebrare la Pasqua. Fanno di tutto per vederlo. Il loro desiderio è opposto a quello che hanno nel cuore i capi del popolo, sempre più determinati a mettere a tacere il rabbi di Nazareth. C’è una sottile ironia in questo. I lontani hanno tutto l’interesse a stare con Gesù, i vicini, lo vogliono eliminare. Nel prologo del suo vangelo, Giovanni l’aveva anticipato: «venne tra i suoi, ma i suoi non l’hanno accolto».
I Greci chiedono a Filippo, uno dei Dodici, di vedere Gesù. Filippo condivide questa richiesta con l’apostolo Andrea, ed entrambi vanno da Gesù per dirgli che i Greci lo cercano. In questi passaggi – dai Greci a Filippo, da Filippo ad Andrea, da Filippo e Andrea a Gesù – c’è un messaggio importante da rilevare. Filippo non si reca da Gesù da solo ma con Andrea. È una comunità, e non il singolo, a fare da tramite tra i Greci e Gesù. È il compito, potremmo dire, della comunità cristiana gettare il ponte tra il mondo e Gesù. Gesù si fida di noi e affida a noi la missione dell’evangelizzazione, che consiste nell’aprire il cuore delle persone all’incontro con Lui. La risposta di Gesù alla richiesta dei Greci non è un “sì” o un “no”, ma una profezia di fecondità, di qualcosa di nuovo che deve nascere, dopo essere passati però prima per un’esperienza difficile da comprendere: la Croce. Dice Gesù: «se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto». La morte in Croce di Gesù è come una semina, nella quale il seme DEVE cadere a terra, essere sotterrato, morire come seme e dare origine a una nuova pianta che moltiplica i semi nella spiga. Nel leggere la propria morte in questo modo, Gesù rivela CHE anche per noi, uomini e donne che desiderano seguirlo, diventa necessario morire per dare frutto. È una legge biologica, ma è anche il segno di ogni vicenda spirituale: la vera morte è LA STERILITÀ DI CHI NON DÀ, di chi non spende la propria vita ma vuole conservarla gelosamente.
Dobbiamo stare attenti a non intendere però la morte di cui parla Gesù solo in termini di morte fisica. Anzi, per certi versi, la morte fisica, per quanto possa fare paura, si arriva ad accettarla come un passaggio inevitabile dell’esistenza. È la morte al peccato, la morte a noi stessi, al nostro individualismo, alla nostra incapacità a vivere relazioni di vera fraternità, di comunione, che ci costa molto di più. «Non è bene che l’uomo sia solo» (cfr Gn 2, 18), dice Dio quando crea Eva dalla costola di Adamo. Eva è creata non per dare compagnia ad Adamo, ma per dare ad Adamo ciò che gli permette di vivere la vita in pienezza: una famiglia, una comunità, delle relazioni umane. Ha ragione Gesù: se non si muore in questo senso si rimane soli. La vita in pienezza, anticipo della vita eterna, può essere sperimentata solo quando si vivono relazioni di amicizia, di amore autentico, di apertura incondizionata all’altro. È a questa fecondità che Gesù allude parlando del seme che porta frutto solo se muore, perché nel suo cuore c’è il sogno del Padre, quello di radunare l’umanità dispersa e divisa in una sola famiglia.
Aiutaci Padre, a fare nostro il tuo sogno. Sostieni il nostro impegno a costruire relazioni d’amore vero, di amicizia, di fraternità con tutti. Buona domenica e buona continuazione della Quaresima.