Buongiorno a tutti. La terza domenica di Quaresima dell’anno B ci propone il racconto evangelico della cacciata dei venditori dal Tempio. Un gesto profetico, forte, che deve spingere, quanti lo contemplano, a riflettere sulla necessità di liberare il cuore dai nostri traffici per accogliere familiarmente il Signore e la sua Parola. Con la mente e il cuore aperti disponiamoci all’ascolto.
Gesù sale a Gerusalemme per la Pasqua. Lo spettacolo che si presenta davanti ai suoi occhi quando si introduce nel Tempio è quello di un grande mercato, con animali di tutte le pezzature e una moltitudine di persone che vendono e comprano. Tutto il contrario di una “casa” in cui ci si raduna per elevare a Dio la propria preghiera. Tale visione suscita in lui una profonda indignazione, che gli ispira un gesto forte, simile a quelli compiuti dai Profeti dell’Antico Testamento. Ma perché Gesù lo realizza usando una frusta? Non sarebbe stato meglio che usasse le parole? A tutti credo sia capitato di constatare nella vita che un gesto capace di rompere gli schemi abbia, talvolta, una efficacia maggiore di tanti discorsi. Non solo. Tale efficacia aumenta quando il gesto è compiuto inaspettatamente. Chi si sarebbe mai aspettato di assistere alla cacciata dei venditori e dei cambiamonete dal Tempio da parte di un rabbi che improvvisa una frusta con delle cordicelle? Il commercio degli animali per il sacrificio era, dopotutto, una prassi normale, regolata addirittura dalla Legge. Malgrado ciò Gesù ha bisogno di svegliare la coscienza intorpidita di chi continua a giustificarsi dicendo: «Ma che male c’è?». Sceglie la via della rottura dello schema, della messa in discussione delle cose fatte ripetutamente nello stesso identico modo per obbligare le persone ad interrogarsi e riprendere il cammino di conversione e di purificazione.
I Giudei, presenti nel Tempio, si rivolgono al rabbi di Nazareth chiedendogli chi lo abbia autorizzato a fare quello ha fatto. Mostrano di non essersi lasciati minimamente scuotere dal gesto a cui hanno assistito. Anzi, ne sembrano irritati. Hanno degli schemi mentali talmente rigidi da non riuscire ad andare oltre la semplice constatazione della trasgressione della Legge. È inutile, chi è intimamente convinto che la legge valga più delle persone, anche se queste dovessero fare e dire cose sacrosante non verrebbero minimamente prese in considerazione. Che significato potrà mai avere, per chi ragiona così, un’affermazione del tipo: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere»? È inevitabile che pensi che solo un matto può dire cose simili. Un trasgressore della Legge, un fuori di testa: questo è Gesù per i Giudei che assistono alla cacciata dei venditori dal Tempio. In verità, nessuno capisce veramente quello che il rabbi di Nazareth dice in quel momento. Neanche i discepoli. Ma a differenza dei Giudei, gli amici di Gesù, a distanza di tempo, dopo l’esperienza della Pentecoste, comprendono il senso delle sue parole perché non hanno rimosso dal cuore, dalla loro coscienza, quanto Gesù ha detto e fatto. Essi, dice l’evangelista RICORDANO!!! Il discepolo, si distingue per questo tratto caratteristico: RICORDA, come Maria, la madre del Maestro. Portano nel cuore una Parola che, come lampada, illumina il mistero del Figlio di Dio e consente di riconoscerlo. Questa è, in definitiva, per l’evangelista Giovanni, l’opera delle fede: credere che Gesù è il Figlio di Dio, mandato dal Padre per la salvezza del mondo.
Illuminaci, Signore, perché possiamo comprendere le tue parole e i tuoi gesti, quelli di un tempo e quelli che compi ancora oggi nella storia, per riconoscerti vivo e presente in mezzo a noi. Buona domenica di vero cuore a tutti e buona prosecuzione del cammino della Quaresima!