Buongiorno a tutti! “Convertitevi e credete nel Vangelo” l’abbiamo udito mercoledì scorso, mentre le Sacre Ceneri venivano poste sul nostro capo. Riascolteremo oggi lo stesso invito. Accogliamolo con il desiderio che possa, la Quaresima di quest’anno, registrare un salto di qualità nella vita cristiana di ciascuno. Apriamo la mente e il cuore per accogliere la Parola.
Ogni anno, nella prima domenica di Quaresima si legge il racconto delle Tentazioni. La versione dell’evangelista Marco, come abbiamo ascoltato, è piuttosto scarna, fatta di poche parole. Non viene detto in essa, in modo esplicito, in cosa Gesù sia stato tentato, ma ci viene fatto intuire collegandola con altri episodi del Vangelo. Ne cito due in modo particolare.
Il primo è quello di Cesarea di Filippo. Gesù, dopo aver annunciato per la prima volta cosa dovrà accadergli a Gerusalemme, e cioè la sua Passione, Morte e Risurrezione, avverte lo sconcerto dei suoi discepoli che gli dicono chiaro e tondo: «Non ti capiterà nulla di quello che dici, Dio te ne scampi!». Pietro, portavoce di questo dissenso, si sente dire da Gesù: «Tu sei per me Satana!», che, esplicitandone il senso, è come se gli avesse detto: «Pietro, chiedendomi di venire meno al mio destino, tu mi stai tentando esattamente come fece Satana nei quaranta giorni trascorsi nel deserto».
Il secondo momento è durante la Crocifissione. Ai piedi di Gesù morente sfilano diverse persone – i capi del popolo, i sommi sacerdoti, i soldati – con una sfida: «Scendi dalla Croce». Glielo chiedono come segno di dimostrazione della sua figliolanza divina. Come a dire: «Se vuoi che noi crediamo che sei veramente il Figlio di Dio, non morire in croce, scendi giù». Anche in quel momento, Satana mette alla prova Gesù, lo tenta chiedendogli di sottrarsi al disegno d’amore che il Padre ha per l’umanità intera. È solo, infatti, con l’offerta della vita del Figlio che il Padre potrà rivelare il suo amore misericordioso e salvare il mondo. Ce lo ricorda Giovanni nel suo Vangelo: «Dio ha tanto amato il mondo da dare a noi il suo Figlio».
Marco non dice esplicitamente quale sia la tentazione a cui Gesù è stato sottoposto ma ce la fa intuire. Potremmo dire, in poche parole, che Gesù, sino alla fine, è stato tentato, in diversi modi, di sottrarsi al suo destino. Di fare, non la volontà del Padre, ma la sua.
Sottrarsi alla missione, alla vocazione a cui si è stati chiamati, quella di essere figli, è qualcosa che riguarda anche noi. Vivere in pace, riconciliati con Dio, comporta il riconoscimento della sua paternità, che dovrebbe svegliare la consapevolezza e la responsabilità d’essere figli e fratelli, di tutti e di tutto. Sì, di tutto, di ogni creatura. Come fece Francesco d’Assisi che nel suo Cantico chiamava madre la Terra, e fratelli e sorelle, la luna, le stelle, l’acqua, l’aria, i fili d’erba, tutto. Quando, invece, con presunzione ed arroganza, ci mettiamo al posto di Dio, negando la sua paternità e la relazione di fraternità, ci trasformiamo in persone che considerano gli altri come esseri da comandare e di cui servirsi, e il mondo, più che una realtà da amare, custodire, servire, come un immenso magazzino di risorse a nostra disposizione.
Aiutaci, Padre, a non cedere a questa tentazione. Fai che possiamo vivere sino in fondo la consapevolezza di essere tuoi figli e fratelli di ogni realtà creata per aiutare il mondo a vivere in pace e armonia. Così sia!