Buongiorno a tutti. Il Vangelo della quinta domenica del Tempo ordinario ci presenta quella che solitamente viene chiamata la giornata tipo di Gesù. Sarebbe bello poter dedicare un tempo più lungo per cogliere tutti i passaggi. Mi fermerò soltanto su un aspetto che può esserci d’aiuto nella testimonianza che siamo chiamati ad offrire nelle vita di tutti i giorni. Ascoltiamo con fede la Parola!
La giornata tipo di Gesù non è una giornata piatta in cui capitano in modo abituale, statico, sempre le stesse cose. Già in questo, si potrebbe scorgere un’indicazione importante per la nostra vita. Il tempo che ci viene dato per costruire con i nostri fratelli il progetto di Dio non può essere vissuto senza il desiderio di progredire, di diventare come Dio vuole, di essere sempre più conformi a Cristo, al modello d’uomo che dovremmo ogni giorno impegnarci ad incarnare. Il cuore del discepolo di Gesù, come quello del Maestro, è proiettato sempre verso un compimento. Non è mai un cuore bloccato, rassegnato, appagato. È semmai un cuore inquieto che potrà trovare pace solo in Dio. Come dice sant’Agostino nelle Confessioni: «ci hai fatti per te, Signore, e il nostro cuore non ha posa finché non riposa in te».
Provo a farvi notare questa inquietudine, questo desiderio di compimento, questa progressione, nel racconto evangelico che stiamo meditando. Gesù inizia la sua giornata nella sinagoga di Cafarnao, dove, dopo aver insegnato, libera un uomo da uno spirito impuro. Subito dopo, dice l’evangelista, continua NELLA CASA di Simone e Andrea, dove la suocera di Simone, stesa a letto a causa di una malattia, viene guarita. In entrambi i casi Gesù interviene di sua iniziativa per dire ai presenti, in modo concreto, qual è il senso della sua missione: far sì che tutti gli uomini abbiano la vita e ce l’abbiano in abbondanza. Sino a questo momento, l’azione di Gesù è diretta ad alcune persone considerate in modo individuale. Sul far della sera, man mano che la notizia di quanto realizzato dal rabbi di Nazareth nella sinagoga inizia a diffondersi, TUTTA LA CITTÀ si raccoglie fuori dalla porta della casa dove Gesù si trova. Una folla di disperati, infermi ed indemoniati, che cercano una soluzione ai loro problemi. L’evangelista, con pochissime parole, ma efficaci, dicendo che Gesù si prende cura di tutti gli abitanti di Cafarnao, ci mostra l’estensione della sua azione dai due iniziali, l’indemoniato e la suocera di Simone, a tutta la città.
Passata la notte, alle prime luci dell’alba, Gesù si reca in un luogo solitario a pregare. I discepoli lo cercano dappertutto e quando lo trovano gli dicono che tutti lo stanno cercando: «Tutti ti cercano!». Quel TUTTI, significa, in verità, tutti gli abitanti di Cafarnao. È un’affermazione che non può non preoccupare Gesù. Egli capisce che a Cafarnao c’è un grande interesse sulla sua persona. E non si fa fatica a comprendere il perché di questo interesse. Se giungesse anche da noi, nella città o paese in cui viviamo, una persona che ci risolvesse tutti i problemi, non ce la faremmo di certo scappare. Tutti i residenti a Cafarnao vogliono solo una cosa: che Gesù rimanga con loro. Ma Gesù sa di essere stato mandato a tutti. Non può restringere la sua presenza ad un gruppo di persone, ad una categoria. Lui è di tutti nel vero senso della parola. Potremmo dire che Gesù non è neppure dei cristiani. È di ogni uomo e di ogni donna che vive sulla faccia della terra. Per questo, in tutta risposta, dice ai suoi amici: «Andiamocene altrove, nei villaggi vicini, perché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto!». La giornata di Gesù si chiude con queste parole. Con la manifestazione di un progetto di fraternità universale, che parte da pochi, dai vicini, per arrivare a tutti, per arrivare ai più lontani.
Signore, rendi il nostro cuore inquieto, capace di spingerci a realizzare il tuo sogno. Sostienici con il tuo aiuto perché possiamo comprendere la bellezza del riconoscerci membri di una sola grande famiglia: la tua. Buona domenica di vero cuore a tutti.