Buongiorno a tutti! Gesù ci fa dono in questa domenica di un’altra parabola, o meglio di una nuova occasione per considerare la nostra esperienza quotidiana e verificare il modo in cui viviamo la relazione con il Padre e con tutto ciò che ci ha donato. Mettiamoci con il cuore aperto in ascolto della Parola.
Quando racconta la parabola dei vignaioli omicidi, Gesù si trova a Gerusalemme, nel Tempio, ed esattamente negli ultimi giorni della sua vita. I capi del popolo e i sommi sacerdoti lo ascoltano mentre insegna alle folle che la domenica precedente l’avevano acclamato al suo ingresso per coglierlo in fallo, e avere motivi per farlo fuori. Gesù lo sa che è questo il motivo della loro presenza. E vuole che SAPPIANO che gli sono chiare le intenzioni che essi hanno nei suoi riguardi per mezzo di una parabola che allude alla fatica che il Signore Dio di Israele ha fatto, NEL CORSO DELLA STORIA, per essere riconosciuto come Signore Dio dal suo popolo. In un primo momento, ci aveva provato con i Patriarchi, da Abramo sino a Mosé, ma senza grande successo. Ci aveva poi riprovato successivamente con i Profeti, più numerosi dei Patriarchi. Ma anche con loro la musica non era cambiata: il popolo non si convertiva! In ultimo, ci riprova con il Figlio, sperando che almeno Lui venisse rispettato, riconosciuto e accolto così da rinnovare con il popolo l’Alleanza. La parabola, nel suo sviluppo, profeticamente anticipa di qualche giorno l’esito della vita del Cristo. Nel momento in cui Gesù dice che i vignaioli prendono il figlio del padrone della vigna, lo cacciano fuori e lo uccidono, sta mostrando a chi ha di fronte la piena consapevolezza dei pensieri che si agitano nei loro cuori. Immagino, i capi del popolo e i sommi sacerdoti che iniziano un po’ ad innervosirsi nel sentire un racconto che suona come un vero e proprio atto d’accusa verso di loro. La parabola chiude con una domanda: «Quando verrà dunque il padrone della vigna, che cosa farà a quei contadini?». I presenti rispondono: «Quei malvagi, li farà morire miseramente e darà in affitto la vigna ad altri contadini, che gli consegneranno i frutti a suo tempo». Ora, essendo raccontata la parabola agli appartenenti al popolo di Israele, siamo portati a riconoscere nei contadini che subentrano a quelli che non si sono minimamente preoccupati di curare gli interessi del padrone della vigna I CRISTIANI. Se interpretassimo però la parabola in questo modo non ne trarremo il suo più profondo insegnamento, il quale per essere compreso e accolto implicherebbe la domanda: perché i “vignaioli” uccisero tutti i gli inviati del padrone compreso il figlio? Il motivo si ricava facilmente dal racconto: perché si sono IMPOSSESSATI DELLA VIGNA! La vigna era stata loro affidata perché la custodissero, la curassero e la facessero fruttificare secondo le indicazioni del legittimo proprietario. Invece, impossessandosene hanno sfruttato in modo irresponsabile la vigna solo per i propri interessi. Questo è oggi evidente in molti modi. Pensiamo alla crisi ecologica. Abbiamo saccheggiato la Madre Terra per i nostri interessi, in modo irresponsabile, alterandone i suoi equilibri naturali. Non solo. Pensiamo alle varie crisi di cui soffre la nostra società. Abbiamo introdotto, come dice papa Francesco, nella nostra vita quotidiana la “cultura dello scarto”, che considera tutto, anche gli esseri umani, nella logica dell’usa e getta. Abbiamo perso di vista la dimensione del servizio perché vogliamo dominare gli altri, decidere il loro destino, che facciano quello che vogliamo noi. La parabola di oggi è una lezione che va oltre la storia di Israele per insegnarci la giusta posizione da assumere nel mondo e il giusto modo di considerarne il valore. Ogni persona e ogni cosa, non dovremmo mai dimenticarcelo, vale per se stessa e non solo perché ci è utile.
Signore perdonaci per tutte le volte che ci siamo fatti padroni di noi stessi e del mondo in cui viviamo. Facci comprendere il valore della fraternità universale con tutte le tue creature. Te lo chiediamo per intercessione di san Francesco, patrono della nostra amata nazione e di tutti i cultori dell’ecologia, di cui nei giorni scorsi abbiamo celebrato la festa. Buona domenica di vero cuore a tutti.