Buongiorno a tutti! Nel vangelo di questa domenica ascolteremo la conclusione del discorso ecclesiologico di Gesù il cui tema principale è il PERDONO. Un tema delicato su cui è sempre bene ritornare dal momento che si è perfettamente consapevoli dell’inadeguatezza nel farlo proprio per testimoniarlo. Mettiamoci allora in ascolto attento della Parola chiedendo al Signore che ci aiuti a realizzarla nella nostra quotidianità.
L’espressione «settanta volte sette», lo sappiamo bene, è utilizzata da Gesù per invitare Pietro a non mettere limiti alla possibilità di perdonare. Con essa, in pratica, gli sta chiedendo di accogliere il fratello con amore e comprensione SEMPRE. Dopo aver fatto questa premessa, il Maestro si dilunga nel narrare una parabola per aiutare Pietro, ma non solo lui, a capire la necessità di accogliere la logica del perdono. Gesù inizia a raccontare di un re che chiede ad uno dei suoi servitori di pagare un debito di diecimila talenti che aveva contratto nei suoi riguardi. Noi non riusciamo neppure ad immaginare lontanamente l’enormità di questo debito. Basti pensare che un solo talento consisteva grosso modo in un lingotto d’oro o d’argento di peso variabile tra i 35 e i 40 kg. Provate a moltiplicare questa quantità per diecimila. Un debito, potremmo dire, insolvibile. Il servo non avrebbe mai potuto saldarlo, nemmeno con la sua stessa vita. Davanti a questa richiesta del re, l’unica arma che il servo ha è quella di invocare misericordia. Si getta a terra appellandosi alla pietà del suo padrone: «Abbia pazienza con me». Il padrone non si dimostra insensibile di fronte a questa richiesta accorata. Si commuove visceralmente al punto di condonargli completamente il debito. Vista la somma così elevata, effettivamente il padrone compie un gesto di generosità immensa.
Nel continuo della parabola, quasi in contemporanea alla grazia ricevuta, accade che il servo incontra un altro servo suo pari grado, che gli deve “cento denari”, una cifra più o meno equivalente a due mesi di stipendio. Se volessimo convertire in termini odierni l’ammontare della cifra: siamo intorno ai duemila euro. Che di per sé non sono pochi, ma se li rapportiamo alla somma di cui il padrone l’aveva graziato, ossia i diecimila talenti, sono una miseria. Questo servo chiede che gli venga concesso un po’ di tempo per restituire il debito. La risposta è sbalorditiva. Con una spietatezza da rimanere a bocca aperta, vediamo il primo dei due servi, quello a cui era stato condonato il debito, afferrare con violenza il collo del suo collega, quasi da soffocarlo, e chiedere alle guardie di gettarlo in prigione. A questo punto della parabola Gesù fa rientrare in scena il padrone che rimane profondamente ferito e addolorato per l’accaduto. Fatto richiamare il servo a cui era stata fatta grazia, non appena se lo trova di fronte gli chiede conto della sua cattiveria: «Non dovevi forse anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?». L’atteggiamento del re doveva diventare lo stesso del servo. L’intento della parabola è chiaro: perdona chi è consapevole del perdono ricevuto. Perdonati, perdoniamo!
L’insegnamento di Gesù è chiaro in teoria, ma nella pratica facciamo una gran fatica a perdonare proprio perché riteniamo, sotto sotto, che nessuno ci abbia condonato debiti da “diecimila talenti”. Facendo una valutazione della nostra vita, tutto sommato, ci consideriamo brave persone. Sì, qualche volta ci siamo distratti mentre pregavamo, abbiamo risposto sgarbatamente o con male parole al fratello o alla sorella, non siamo stati attenti alle necessità del prossimo … ma cosa vuoi che sia questo al confronto con i peccati gravi che vediamo negli altri. Gesù, ci mette in guardia da questa tentazione, perché, per quanto buoni pensiamo di essere, siamo tutti nella stessa barca. Chi può dire di essere senza peccato? Tutti, in fin dei conti, siamo povera gente, peccatori, bisognosi di misericordia.
Signore aiutaci a non sentirci a posto, migliori degli altri, ma a riconoscerci peccatori, per sperimentare la tua misericordia, così che a nostra volta possiamo esercitarla nei confronti dei fratelli e delle sorelle con cui facciamo fatica ad andare d’accordo. Buona domenica di vero cuore a tutti.