Meditazione XIII del Tempo Ordinario – 2 luglio 2023

Buongiorno a tutti! Nella tredicesima domenica del Tempo Ordinario la liturgia ci propone la conclusione del discorso missionario di Gesù ai suoi discepoli. Ascolteremo una serie di detti, solo apparentemente slegati l’uno dall’altro, che ribadiscono un elemento fondamentale dell’esperienza discepolare: il primato di Dio e del suo amore. Apriamo il cuore per accogliere con fede il seme della Parola.

Le parole con cui Matteo conclude il discorso missionario di Gesù mettono ulteriormente in chiaro il contenuto e lo stile della missione senza sorvolare sulle difficoltà e fatiche che i discepoli dovranno sopportare. Nel sentirle una domanda sorge spontanea: il discepolo, dove potrà trovare la forza di resistere ad ostilità, calunnie, contraddizioni che possono perfino minacciare le relazioni familiari? La risposta risulta essere questa: solo nell’amore per il Signore! Non si può essere testimoni, dicevamo domenica scorsa, di qualcuno non che non si conosce o che si conosce a malapena. Ecco il motivo per cui Gesù ha detto con forza: «Chi ama il padre o la madre più di me, non è degno di me; chi ama il figlio o la figlia più di me, non è degno di me». Gesù, con questa affermazione, non sta dicendo che non si debbano amare i propri genitori o i propri figli, ma che l’amore per i propri familiari dipenda e derivi dal “primato dell’amore di Dio”. Nell’insegnamento di Gesù l’amore di Dio e l’amore del prossimo, lo sappiamo benissimo, sono inseparabili: non si può amare Dio senza amare i fratelli e tantomeno amare i fratelli se non a partire dall’amore per Dio. Tuttavia, nell’Ultima Cena, Gesù dice che l’amore che dovremmo scambiarci vicendevolmente è lo stesso con cui Lui ci ha amati. In pratica, se l’amore gratuito di Cristo, rivolto a tutti indistintamente, non ci anima interiormente per il fatto che l’abbiamo scelto come priorità della vita, difficilmente l’amore per l’altro, fosse anche rivolto alla persona che diciamo di amare di più, potrà dirsi vero. Gesù sta affermando il cosiddetto “primato dell’amore di Dio” che non consiste nell’amare Dio in modo esclusivo ma nel mettere al centro e al primo posto una forma d’amore che dispone il cuore del discepolo ad amare con lo stesso amore con cui Lui ci amati.

L’amore di cui parla Gesù nel Vangelo non ha niente di romantico, di poetico, di sentimentale perché lo si deve comprendere alla luce di due esperienze che Gesù stesso richiama nel vangelo di oggi: la croce e l’accoglienza. L’amore di Cristo, visto con attenzione, è un amore disposto al sacrificio; all’offerta totale e disinteressata di se stessi; al mettersi in gioco senza avere niente in cambio, neanche un piccolo “grazie”; a fare il bene degli altri anche se gli altri non lo capiscono, non lo apprezzano, o addirittura lo disprezzano, ricoprendo il bene fatto e chi lo fa di insulti e menzogne. L’amore di Cristo è l’amore che contempliamo nel Crocifisso. Abbracciare questo amore, accoglierlo, è la condizione che deve caratterizzare la vita di quanti desiderano essere discepoli e discepole di Gesù. «Chi non prende la croce nel seguirmi, non è degno di me». Gesù non dice ai discepoli che, se lo seguono, vedranno come per incanto sparire tutti i problemi. Forse ci sarebbe piacerebbe che l’avesse detto ma non è ciò che lui, con molta franchezza, ci ha promesso.

La croce, da un lato, e l’accoglienza del fratello e della sorella, dall’altro, dicevamo prima, sono le esperienze attraverso le quali si rende comprensibile l’amore di Cristo che siamo chiamati a porre al centro e al primo posto della vita discepolare. L’accoglienza di cui parla Gesù è rivolta ai “piccoli”. Chi accoglie loro accoglie Lui – dice Gesù – e accogliendo Lui, accoglie colui che l’ha mandato. Nell’accogliere l’altro, il fratello e la sorella, accogliamo Dio. Lo sappiamo, l’abbiamo sentito tante volte, che l’uomo è creato a immagine e somiglianza di Dio; che nel volto di ogni uomo e di ogni donna dovremmo riconoscere la sua presenza. Ma sappiamo anche non è per niente scontato riconoscere il volto di Cristo nel volto di tutti. È questa una sfida quotidiana per la fede del discepolo.

Aiutaci, Signore, a testimoniare il tuo amore, abbracciando ogni giorno la croce e accogliendoti nella persona dei nostri fratelli e delle nostre sorelle. Buona domenica di vero cuore a tutti!